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capitolo terzo 155

cavano nè di logica, nè di chiarezza ed erano espresse limpidamente in un dispaccio inviato il 2 agosto 1847 dal Principe cancelliere al Conte Appony, ambasciatore austriaco a Parigi e da questo comunicato al ministro Guizot: «Io non dubito punto» — scriveva il Principe — «delle buone intenzioni del Santo Padre; ma potrà egli ciò che vuole? I rivoluzionari, i male intenzionati son lì per trarre un partito funesto da riforme, buone in se stesse e che l’Austria è d’altronde disposta ad approvare, poichè essa stessa le ha consigliate nel 1831. Non si vorrà condurre il Papa più lontano? Dove si lascierà egli condurre? Lo può egli? La posizione di capo della comunione cristiana gli consente, come a qualunque altro capo di stato, il diritto di fare tutto nel temporale? Ciò è più che dubbio. Se egli si lascia sedurre dalle dottrine del Gioberti e del Lamennais, che gli predicano di appoggiarsi sul partito democratico delle idee cattoliche, ciò costituirebbe una falsa e funesta forza. Se il Papa vi volesse ricorrere, egli esporrebbe l’Europa al più grande pericolo che essa abbia corso dalla caduta del trono di Francia»1.

^ L’Imperatore» - osservava il Principe, in un altro dispaccio - «non ha la pretesa di essere una potenza italiana: egli si contenta di essere il capo del proprio impero. Una parte di questo impero si trova situato di là dalle Alpi: egli intende di conservarla. L’Imperatore non domanda nulla in nessuna direzione fuori dello stato che attualmente possiede: ciò che saprà fare è di difenderlo. Tali sono le vedute e le risoluzioni di Sua Maestà imperiale, ed esse devono essere quelle di ogni governo che sa mantenere i suoi diritti e rispettare i propri doveri».

Cosi scriveva, secco e quasi aspro, il Principe di Metternich in data del 2 agosto 1847 al Conte Dietrichstein ambasciatore d’Austria a Londra.

Questi due frammenti di dispacci sono chiari ed energici: e dalla posizione e dal punto di vista da cui il Principe guardava e doveva guardare le cose italiane, le idee da lui espresse erano logiche e giustissime2.


  1. M. O. D‘ Haussonville, op. cit., tom. II. pag. 230.
  2. C. Di Metternich, Mémoires ecc., in tutta la sua corrispondenza col Lutzow, ambasciatore a Roma, con l’Appony a Parigi e col Dietrichstein a Londra, contenuta nel vol. VII, da pag. 410 a 413. L’ultimo dei surriferiti