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fetto. Il popolo procurava di ricordarsi continuamente al Papa, perchè convinto che egli volesse fare il bene desiderato ed atteso e che i reazionari e i gesuiti glielo impedissero: onde, con gli applausi indirizzati a Pio IX, il popolo procurava di ricordarsi anche a quei nemici delle riforme, di guisa che «l’odiosità ritraendosi dal capo del Papa seguitava ognor più ad accumularsi su quello dei governanti, e le grida di viva Pio IX, ormai cominciavano a suonare come un grido di guerra contro i suoi ministri»1.

Intanto il primo dell’anno 1847, pur vigendo nello stato romano la vecchia legge di censura sulla stampa, vide la luce il primo numero del Contemporaneo giornale di grandissimo formato — sessantadue centimetri di altezza su quarantacinque di larghezza — il primo giornale politico che apparisse in Italia in quel triennio 1846-1849. Il programma contenuto nel primo foglio era sottoscritto da monsignor Carlo Gazzola, dal marchese Luigi Potenziani, dall’ingegnere Federico Torre e dal dott. Luigi Masi. Vi collaboravano il dott. Pietro Sterbini, gli avvocati Carlo Armellini, Rinaldo Petrocchi, Achille Gennarelli, i professori Filippo Ugolini e Luciano Scarabelli, il marchese Luigi Dragonetti e i dottori Cesare Agostini, Francesco Tommasoni ed Eusebio Reali. Il giornale trattava argomenti di politica, di economia pubblica, di agraria, di ferrovie, di meccanica, di industrie e di letteratura.

E anche qui avvenne ciò che aveva preveduto Pellegrino Rossi; anziché dar subito fuori una legge, non dico sulla libertà di stampa, ma che temperasse almeno i rigori della censura dei RR. padri domenicani, si aspettò che Roma fosse piena di foglietti clandestinamente stampati, ma largamente diffusi e avidamenti letti, per dar fuori il 15 marzo 1847 una magra e tisica legge sulla stampa, la quale - se fosse stata scrupolosamente osservata ed applicata - avrebbe lasciato ancora le manifestazioni dell’opinione pubblica per mezzo dei giornali in piena balia dei censori.

Dal 1° gennaio al 10 marzo 1847 il Cardinale Gizzi, così lento diramatore di circolari, ne mandò fuori quattro, una per la

  1. F. A. Gualterio, op. cit., vol. V, cap. 10, pag. 141.