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tore francese a Roma, dal giugno 1846 al febbraio 1848, e, perciò, nello stretto dovere di interessarsi agli avvenimenti che si svolgevano come francese e in quanto e per quanto essi interessavano la nazione che egli rappresentava, vi prese invece parte vivissima, senza venir mai meno ai suoi doveri, con affetto sincero e profondo di italiano, amante e devoto alla sua prima patria d’origine.

È dovere strettissimo dell’onesto narratore, è atto di giustizia constatare questo fatto, che risulta irrefragabile dalla corrispondenza del Rossi col suo governo, conservataci in parto dal Guizot e in parte dal D’Haussonville; l’ambasciatore del Re dei Francesi, procurando di adempire, con l’usata sagacítà e finissima arte sua, i doveri che gli incombevano verso il suo governo, assecondandone la politica, tutelandone a Roma gli interessi, si mostrò sempre premuroso del moto italiano, si adoperò con ardore perchè esso si svolgesse efficacemente, ma senza soverchia violenza, consigliò assiduamente il Pontefice e i suoi ministri, inanimi e procurò di tenere saldi ed uniti i più autorevoli fra i dottrinari italiani, affinchè non si lasciassero sfuggire la direzione del rivolgimento politico che si andava effettuando e sopra tutto, influì sempre sull’amico suo Guizot - il quale era, allora, in un deliquio di tenerezza col principe di Metternich a fine di conservarlo benevolo all’Italia, dipingendogli e le cose e gli uomini della penisola con colori attinti, talvolta, ad una tavolozza d’ottimismo che a lui somministrava, più che l’acutezza e la saviezza dell’ambasciatore, la devozione dell’antico patriotta italiano del 18151.

Certamente, Pellegrino Rossi voleva applicare all’Italia, ove le ire, i rancori, le passioni, per tanti anni compresse, erano

  1. Ciò è tanto vero che il Principe di Metternich, scrivendo al Conte di Colleredo a Vienna il 14 gennaio 1848 e giudicando la passata politica del gabinetto Guizot in Italia e volendo far ricadere su quella politica, favoreggiatrice dei liberali italiani, l’imminente rivoluzione della penisola, diceva: «Nulla di ciò che oggi avviene in Italia è estraneo all’influenza della Francia liberale e governativa. Il signor Rossi ha rappresentato a Roma queste due influenze ed egli appartiene di buon grado o no, sia per la sua influenza personale, sia per i suoi precedenti, al partito radicale. Ciò che è avvenuto non era ciò che voleva il gabinetto francese: esso deve sentirlo e forse anche lo dirà; ciò che non dirà è di essersi ingannato nelle sue previsioni e non pretendo che me lo dica». Metternich, Mémoires, già citate, vol. VIII, pag. 555.