Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana I.pdf/121


capitolo secondo 113

colloqui e si avrà la misura e l’estensione di questo spirito organizzatore. Sopratutto nelle lunghe discussioni scritte ed orali, sollevatesi per le lotte del clero e dell’Università di Francia e per i dibattiti relativi alla soppressione dell’Ordine dei gesuiti, splendono le qualità del signor Rossi: là bisogna cercare Tuomo profondamente istruito, là lo scrittore sperimentato, là il generoso politico. Fa piacere vedere come il diplomatico, schermendosi delle difficoltà che lo accerchiavano, se ne libera e giunge, con la seduzione della sua logica, a distruggere le finezze e gli argomenti dei suoi abili avversari. Tutto ciò che l’arte di scrivere può produrre di più delicato, tutta l’esperienza che può derivare dalla pratica degli affari, il signor Rossi l’impiega al trionfo della sua missione. Il successo doveva coronare tanti sforzi»1.

Ma il tentativo di rivolgimento politico avvenuto a Rimini nel settembre del 1845 e il manifesto — scritto dal dottor Carlo Luigi Farini — che i ribelli avevano lanciato all’Europa, il malcontento generale e profondo che serpeggiava, in modo manifesto, in quasi tutto lo stato pontificio, un certo risveglio delle speranze italiane, che si rivelava a molti segni in varie parti della penisola, specialmente in Toscana, in Liguria, in Piemonte, le affermazioni abbastanza audaci che avvenivano alle annuali riunioni dei Congressi scientifici italiani, la grave età del papa Gregorio XVI, che aveva oltrepassato gli ottant’anni ed era assai malfermo in salute, tutte queste considerazioni facevano comprendere al Re Luigi Filippo e al suo governo come fosse necessario, per gli interessi politici della Francia, che essa avesse a Roma in stabile posizione un autorevole ambasciatore.

Perciò il Guizot si persuase e persuase il Re Luigi Filippo a nominare a quell’alto e delicato ufficio Pellegrino Rossi, il quale, in occasione della rivolta riminese, si era recato a visitare il Cardinale Lambruschini «a esprimergli il vivo e sincero interesse che il governo del Re nutre per tutto ciò che riguarda la sicurezza della Santa Sede e il governo pontificio».

E a questo proposito l’operoso e intelligentissimo uomo scriveva al Guizot una lettera importantissima, piena delle più sa-

  1. A. De la Forge, Des vicissitudes, ecc., vol. I, pag. 204.