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capitolo secondo 101

diritti imprescrittibili dello stato e lo difende, anche con mordente ironia, contro chi lo assalisce in quella palizzata dei suoi diritti; ma, poi, quanta reverenza e quanta tenerezza non dimostra egli alla Chiesa cattolica?... Egli seguiva, con una specie di impeto generoso, due cose in quel discorso, tanto altamente elogiando la Chiesa, le sue inclinazioni e le sue dottrine. Inoltre, con finezza veramente machiavellica, egli, che conosceva i suoi polli, cioè i suoi colleghi alla Camera dei pari, con quella penetrazione - è permesso di dirlo senza tema di esser tacciato di una millanteria patriottica che nel mio animo e nel mio pensiero non esiste? - tutta italiana del Cinquecento, convinto che la maggioranza dei pari fosse costituita di dottrinari, di volteriani annacquati, in pubblico liberaloni, in casa cattolici per tradizioni, per consuetudini e per la quiete della famiglia, parlò in modo da soddisfare quella duplicità di sentimenti e di atteggiamenti e da appagare e le pompose manifestazioni esteriori liberalesche di quei signori e le interne resipiscenze cattolicuzze di quei gaudenti della politica da juste milieu.

La seconda osservazione e - così piaccia ai lettori - importantissima è questa: nella fine del suo discorso Pellegrino Rossi preannunciava la politica di altalena a cui si sarebbe appigliato il ministro Guizot: dal qual fatto - che è un fatto innegabile contenuto nelle parole: e pei consigli del capo supremo e venerato della cattolicità, il quale comprenderà la necessità dei tempi... con quel che siegue - è lecito dedurre, a rigor di logica, una di queste due conseguenze: o il Guizot aveva già concepito il pensiero di seguire quella linea conciliativa, per risolvere la questione della libertà d’insegnamento e dei gesuiti e, avendola comunicata al suo intimo confidente, il Rossi, questi se ne faceva, d’accordo col ministro, il precursore; o il Guizot non aveva ancora pensato a quella scappatoia e il Rossi abilmente gliene offriva l’idea nel suo discorso. Nell’un caso o nell’altro, questo fatto viene - mi sembra chiaro - a confermare ciò che io dissi già, che il Rossi, non soltanto era l’intimo amico, ma il collaboratore del Guizot.

Il ministro Guizot espresse, più tardi, su quella questione tutto il suo pensiero alla Camera dei deputati. Con quella elasticità e malleabilità, che formava il fondamento principale della