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capitolo secondo 97


Le libertà della Chiesa gallicana, tutti lo sanno, si compongono essenzialmente di due principii. Il primo, tutto politico, non si riduce che a questo: lo Stato è indipendente, lo Stato è sovrano, padrone di sè stesso; esso non ha qui in terra nè giudice, nè superiore.

Ecco quale è la prima delle massime gallicane. Che, a cagione delle circostanze dei tempi, sia stata enunciata dicendo più particolarmente che il Re era indipendente dal Pontefice nell’amministrazione del suo stato, nelle cose temporali, è cosa semplicissima: allora l’autorità suprema non temeva che le usurpazioni tentate qualche volta dai Papi. Si esprimeva il principio secondo le idee e le necessità dei tempi. Ugualmente si era detto: il Re non deriva che da Dio e dalla sua spada. E questa è una formula trovata nei tempi del feudalismo. In fondo s’intende dire: lo stato, di cui il Re è il rappresentante augusto e sovrano, è una potestà indipendente e sovrana.

La seconda massima è questa: la Chiesa di Francia, parte integrale della Chiesa universale, è senza dubbio sottomessa al Pontefice: frattanto la Chiesa di Francia riguarda il governo spirituale come riproducente le forme di una monarchia limitata e non assoluta: essa assegna alla potestà pontificia i limiti tracciati in particolare dal Concilio di Costanza. Tale è la seconda massima.

Ora, quando si viene a dirci da questa tribuna: dietro le libertà della Chiesa gallicana, che si vuol dire con ciò? Si vuol dire che oggi l’episcopato francese preferisce nel governo della Chiesa, nell’ordine spirituale, la monarchia assoluta alla monarchia limitata e che vuole considerare i canoni del Concilio di Costanza come non esistenti?

Io credo, in effetto, che questa potrebbe essere riguardata come una questione teologica e anche come una questione di diritto canonico. Checché ne sia, io non voglio trattare qui questo punto. Soltanto io sono ben lieto di avere udito il signor conte di Montalembert dichiarare, terminando, che egli non era l’organo dell’episcopato francese. Io non ne dubitavo. (Si ride).

Ma, io lo ripeto, è tutto qui ciò che si è voluto dire? Se così è, perchè portare oggi una siffatta questione a questa tribuna? Il giorno in cui fosse evidente che il clero francese, o una parte notevole di questo clero avesse introdotto un così profondo cambiamento nelle sue dottrine, forse il Governo avrebbe esaminato se questa è la Chiesa francese, la Chiesa nazionale, la Chiesa della maggioranza dei Francesi di cui parla la carta, che lo Stato protegge e che sostiene coi suoi tesori.

L’altro punto delle libertà della Chiesa gallicana non è, ridiciamolo, che la proclamazione dell’indipendenza dello Stato, dell’autonomia della nazione francese Quando si grida: Dietro le libertà della Chiesa gallicana senza distinzione, ci si vuole dunque ricondurre alla teocrazia, si vuol far della Francia una provincia del Papato?

Ecco certamente una questione esclusivamente politica ed ecco perchè io ho ragione di essere meravigliato ed afflitto di udir dire a questa tribuna: dietro le libertà della Chiesa gallicana.

Che m’importa che queste libertà siano state per la prima volta compilate da un giureconsulto, che m’importa — vado più in là — che esse siano, o che non siano scritte in una legge? Questa è una questione perfettamente oziosa. E che! quand’anche non vi fosse un solo documento di diritto po-