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cortile — vista da sotto la palazzina era enorme e sulle finestre spalancate passavano ombre d’invitati — nessuno si fece vivo e mi lasciarono in mezzo ai platani un pezzo. Quando fui stufo di ascoltare i grilli — anche lassú c’erano i grilli — scesi dal biroccio e mi feci alla porta. Nella prima sala trovai una ragazza col grembialino bianco, che mi guardò e tirò via. Poi ripassò, le dissi ch’ero arrivato. Lei mi chiese che cosa volevo. Allora dissi che il biroccio della Mora era pronto.

S’aprí una porta e sentii ridere molti. Su tutte le porte, in quella sala, c’erano delle pitture di fiori e per terra dei disegni di pietra, lucidi. La ragazza tornò e mi disse che potevo andar via, perché le signore sarebbero state accompagnate da qualcuno.

Quando fui fuori rimpiangevo di non aver guardato meglio quella sala ch’era piú bella di una chiesa. Portai a mano il cavallo sulla ghiaietta che scricchiolava, sotto i platani, e li guardavo contro il cielo — visti da sotto non erano piú un boschetto ma ognuno faceva lea da solo — , e sul cancello accesi una sigaretta e venni giú per quella strada adagio, in mezzo ai bambú misti a gaggie e tronchi strambi, pensando com’è la terra, che porta qualunque pianta.

Irene doveva proprio averci un uomo nella palazzina, perché a volte sentivo Silvia che la canzonava e la chiamava «madama contessa», e presto l’Emilia seppe anche che quell’uomo era un morto in piedi, un nipote dei tanti che la vecchia teneva apposta spiantati perché non le mangiassero la casa sulla testa. Questo nipote, questo spiantato, questo contino, non si degnò mai di venire alla Mora, mandava a volte un ragazzetto scalzo, quello del Berta, a portare dei biglietti a Irene, diceva che l’aspettava al paracarro per fare una passeggiata. Irene ci andava.

Io dai fagioli dell’orto dove bagnavo o legavo i sostegni, sentivo Irene e Silvia sedute sotto la magnolia parlarne.

Irene diceva: — Cosa vuoi? la contessa ci tiene molto... Non può mica un ragazzo come lui andare in festa alla Stazione... Ci troverebbe i suoi servitori sullo stesso palchetto...

— Che male c’è? li incontra in casa tutti i giorni...

— Non vuole nemmeno che vada a caccia. Già suo padre è morto in quel modo tragico...

— Però a trovarti potrebbe venire. Perché non viene? — disse Silvia d’improvviso.


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