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— Sono ancora ragazzi, — disse la signora, — e già chiedono la giornata.

Avrei voluto sprofondare. Dallo sdraio Silvia girò gli occhi e disse qualcosa a suo padre. Disse: — È andato qualcuno a pigliare quei semi a Canelli? Al Nido i garofani sono già fioriti.

Nessuno le disse «Vacci tu». Invece il sor Matteo mi guardò un momento e borbottò: — La vigna bianca è già finita?

— Finiamo stasera.

— Domani c’è da fare quel traino...

— Ha detto che ci pensa il massaro.

Il sor Matteo mi guardò di nuovo e mi disse che io ero a giornata con vitto e alloggio e doveva bastarmi. — Il cavallo s’accontenta, — mi disse, — e lavora piú di te. S’accontentano anche i manzi. Elvira, ti ricordi quand’è venuto questo ragazzo che sembrava un passerotto? Adesso ingrassa, cresce come un frate. Se non stai attento, — mi disse, — a Natale ti ammazziamo insieme con quell’altro...

Silvia disse: — C’è nessuno che va a Canelli?

— Diglielo a lui, — disse la matrigna.

Sulla terrazza arrivarono Santina e l’Emilia. Santina aveva le scarpette rosse e i capelli sottili, quasi bianchi. Non voleva mangiare la pappa e l’Emilia cercava di prenderla e riportarla dentro.

— Santa Santina, — disse il sor Matteo alzandosi, — vieni qui che ti mangio.

Mentre facevano le feste alla bambina, io non sapevo se dovevo andarmene. La vetrata della sala luccicava, e guardando lontano oltre Belbo si vedeva Gaminella, i canneti, la riva di casa mia. Mi ricordai le cinque lire del municipio.

Allora dissi al sor Matteo, che faceva saltare la piccola: — Devo andare a Canelli domani?

— Chiedilo a lei.

Ma Silvia gridava dalla ringhiera che l’aspettassero. Irene in biroccio passava sotto il pino con un’altra ragazza, le conduceva un giovanotto della Stazione. — Mi portate a Canelli? — gridò Silvia.

Un momento dopo eran tutte via, la signora Elvira rientrata in casa con la piccola, le altre ridevano sulla strada. Dissi al sor Matteo: — Una volta l’ospedale pagava cinque lire per me. Da un pezzo non le ho piú viste e chi sa chi le prende. Ma io lavoro per piú di cinque lire... Devo comprarmi delle scarpe.


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