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paura di vivere. Mi venne in mente la ragazza dell’albergo, nel suo tulle celeste, e mi dicevo «Sta’ a vedere che quella aspettava un bambino». Ero anche un po’ ubriaca, avevo sonno, e invece Morelli piú il tempo passava piú diventava giovanotto, camminava per la stanza, c’intratteneva, parlava di far colazione. Quando uscimmo — volle venire a ogni costo anche lui — m’accompagnarono in macchina all’albergo; e cosí per quella volta non parlammo piú di queste cose.


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