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allora ridendo si strinse di piú. Doveva aver bevuto piú di me.

Quando tornammo non c’era che la grassa signora, e si faceva ancora vento. Morelli era in giro. La pancia di pesce spedí il giovanotto, seccato, a cercare qualcosa, poi mi batté sul ginocchio con la manuccia e mi guardò maliziosa. Di nuovo il sangue mi bollí.

— Lei era in albergo, — bisbigliò, — quando la povera Rosetta Mola si sentí male ieri notte?

— Oh la conosce? come sta? — dissi subito.

— Si dice ch’è fuori pericolo, — e scosse il capo e sospirò. — E mi dica, ha davvero dormito in quell’albergo? Che ragazzate. È stata chiusa tutto il giorno? Davvero era sola?

Gli occhi grassi e vivaci foravano come due aghi. Voleva contenersi e non ci riusciva.

— ... Si figuri che noi l’abbiamo veduta ancora la notte del ballo. Sembrava tranquilla... Gente cosí distinta. Ha ballato molto...

Vidi Morelli avvicinarsi.

— ... E senta, l’ha vista, dopo? Era ancora vestita da sera, dicono.

Borbottai qualcosa: che non avevo visto niente. C’era un fare furtivo nel tono della vecchia che m’indusse a tacere. Anche soltanto per dispetto. Arrivavano tutti. Morelli, la bruna in viola, quell’antipatico Fefé. Ma la vecchia, sgranando gli occhi furbi e grossi, disse invece: — Speravo proprio che l’avesse veduta... Conosco i suoi... Che disgrazia. Volersi ammazzare. Che giornata ha passato... Quello che è certo, non ha detto le orazioni in quel letto.

La bruna fumava raggomitolata sul divano e mi disse guardandoci beffarda: — Adele vede dappertutto il sesso — . Aspirò la boccata. — Ma non è piú di moda... Solamente le serve o le sartine vogliono uccidersi dopo una notte d’amore...

— Una notte e un giorno, — disse Fefé.

— Sciocchezze. Non sarebbero bastati tre mesi... Per me era sbronza e s’è sbagliata nella dose...

— Probabile, — disse Morelli. — Anzi, è certo — . S’inchinò alla grassona. Piú che abbracciarla le toccò la spalla, e partirono, lui scherzando, la vecchia saltando.

La bruna si girò dentro il fumo, mi diede un’occhiata e lodò la fantasia del mio abito. Disse che a Roma era piú facile vestirsi. Disse: — C’è un’altra società. C’è piú esclusione. Se l’è fatto lei?

Me lo chiese cosí, con quell’aria scontenta e beffarda.


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