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meglio lo portassi nell’alloggio. — qui vanno e vengono i clienti e c’è il ragazzo.

— Meglio qui, — disse lui. — C’è di buono che si esce dall’orto.

Quando Pippo tornò, lui dormiva già da un pezzo. S’era buttato sul letto di Gina. Tutto il mattino lo passai sulla strada a lavorare; Gina aveva tirato la tenda e cucinava. Ogni tanto dal buco guardava me e Pippo. Ci fu un momento che il ragazzo rovesciò una bicicletta; cadde sul secchio e fece un chiasso d’inferno. Io gli dissi: — Ma sí. Rompi tutto — . Lui mi guardò senza parlare e tirò su la bicicletta.

Finalmente lo mandai a mangiare e feci un giro fino in piazza a comprarmi il giornale. Allo Stadio c’era stata una festa fascista, Roma era piena di camicie e di balilla, il giornale era tutto un discorso. Della Spagna parlavano appena. «Vanno bene le cose», pensai.

Sull’uscio, trovai Gino Scarpa nella tuta del Biondo. Mangiava una mela. — Com’è che sei Pablo? — mi disse. — Sei stato laggiú?

— Macché. Suonavo la chitarra.

Mi chiese allora se a Torino conoscevo questo e quello.

— Ero giovane, — dissi. — Non leggevo i giornali.

Gina ci disse ch’era pronto. Aveva messo una tovaglia bianca bianca, e tagliate le fette del pane.

Io la guardai mezzo ridendo. — Con la tua tuta ti somiglia — . Dal giorno prima non l’avevo piú pensata accanto a Linda, e nemmeno guardata sul serio negli occhi. Adesso che Scarpa cambiava le cose e chiariva il perché della notte, potevo guardarla. Aveva un’aria tra raccolta e malcontenta. Non sorrideva e non si mise a tavola.

— Avete fatto conoscenza, — dissi a Scarpa, — le hai rubato i calzoni e sei Gino anche tu.

— È una divisa che mi piace, — disse lui. — È quella vera ma nessuno ti conosce.

Poi parlò della Spagna come fosse Trastevere. — Avevo quattro piemontesi nel reparto. Che ragazzi. Eran venuti da Digione a loro rischio. Se a quest’ora non sono caduti, stanno chiusi a Madrid.

— Che si dice qui a Roma? — mi chiese di scatto.

— Della Spagna si ride...

Masticava e guardava nel piatto. Lasciò che dicessi — anche Gina ascoltava — poi scosse la testa. — Ci costa troppo questa


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