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«Stai zitto, — pensavo, — stai zitto» e guardavo quegli occhi irritati. Ma pagava lui cena, e dovevo ascoltare.

— So tutto quanto, — dissi adagio, a voce bassa. — Lo so meglio di un altro. Cosa conta?

Si mise a ridere e mi disse che scherzava. — Non si può sempre stare insieme, è un fatto. Ma è venuta soltanto con me. Linda è una donna eppure credo che con me sia sincera. Se non ti ha detto che andava in piscina, è perché non ci andava. Da quanto tempo la conosci, Pablo?

Non gli risposi e lo guardai. Ci guardammo. Gli dissi, senza dare importanza: — Cos’è che le donne non corrono dietro ai quattrini?

— Ah ah, — fece lui soddisfatto. Chiamò il cameriere. — Corrono dietro a tante cose. Non soltanto ai quattrini. Senti, — mi disse con un’aria d’affari, — non ci sono eccezioni. Io le donne le faccio spogliare, per sapere chi sono. Tutte quante si spogliano. Non ci stanno a pensare. Una donna che sa quel che vale, si spoglia. Ma con questo, non credere. Voglion altro, le donne. Sono tutte ambiziose. Ce n’è che vogliono l’amico del cuore. Ce n’è di matte. L’hai mai vista una donna ubriaca? Ce n’è che cambiano amico soltanto per picca. Sui quattrini ci sputano.

— Meno male, — gli dissi.

Piantò una mano sopra il conto e lo pagò.

— Volevo dirti, — disse poi mentre uscivamo, — che l’idea di suonare in un teatro è balorda. Non ti bastano i sale e tabacchi?

L’indomani andai presto da Linda, passando in mezzo a tante sarte. Mi disse di chiudere, ma non volle che entrassi nel letto.

— Ho la febbre, — disse.

Non le parlai della piscina. Lei diede la colpa a quel sole di Genova e al freddo del viaggio. — Sei contento che sono malata, — mi disse. — Mi tieni qui e mi puoi picchiare. Ti piaceva Carletto?

— Si parla sempre della gente.

— Chi ne parla?

— Ma ieri Carletto. E quell’altro. Sempre.

— Di chi vuoi che si parli?

— Non siamo mai noi due soli.

— Se sei qui stamattina. Ti dispiace? Vattene.

Poi disse ancora: — Che cos’hai? cosa vuoi?

Le avessi detto tutto quanto quel mattino. Ero seduto sul letto


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