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306 1946


31 ottobre.

Nei dialoghetti gli uomini vorrebbero le qualità divine; gli dèi le umane. Non conta la molteplicità degli dèi — è un colloquio tra il divino e l’umano.

5 novembre.

Allegoria è ogni simbolo visto attraverso l’intelligenza.

16 novembre.

Questa primavera a Roma lo zio di Pintor venne e s’era copiato i pezzi del diario di Giaime che mi riguardavano.

luglio ’42:

«P. è il migliore dei giovani di Torino, sobrio e sincero».

«i gentiluomini sono un po’ come le femmine».

Perché far conferenze? Giornali e libri sono accessibili a tutti — anche ai compagni piú abbandonati. C’è dentro alle conferenze un darsi da fare spettacolare e attivistico che piace molto ai go-getters. Quanto al fatto che le conferenze spezzino piú agevolmente il pane della scienza, si risponde che nulla di culturalmente valido esce mai da una conferenza, che tutto quel che vi si è ascoltato, se deve fruttare, andrà ancora ricercato sui libri... E allora? Resta soltanto che sono una scuola di faciloneria e successo. Il compagno che non è disposto a levarsi il cappello davanti alla cultura e a faticare e a entrare in un tempio (cosí appare all’inizio poi diventa sangue proprio), resti ignorante. Se lo merita.

Se è vero che religione e magía oggettivando complessi subconsci (demoni, morti, spiriti ecc.) ne liberarono l’uomo primitivo e diedero campo all’io, altrettanto succederà in tutta l’esperienza — ciò che si sperimenta (amore, avventura, rischio ecc.), con ciò si oggettiva e ci lascia liberi.