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a mantenere l’impulso, e lasciare che gli altri — le altre — ti giochino intorno con le loro tentazioni e richiami. Si conosce tutta la strada, la commozione, il tumulto, la bufera — si lascia che scoppi, senza in fondo esserne presi né dominati. Si ha altro da fare. Questo è essere indurito.

L’«essere un dio» dei dialoghetti mitici è questo «essere indurito». Contenuta ricchezza del loro formulario — destino, dio, mortale, nome, sorridere ecc. sono realtà piene soltanto sul piano di quel mondo. Ambiente, accento, sfondo sono coerentemente mitici, non direbbero quanto dicono se ridotti alla contemporanea plausibilità.

8 febbraio.

L’altr’anno, in questi giorni, non sapevi quale massa di vita ti attendeva nel giro di un anno. Ma fu vita veramente? Forse la triste e chiusa passeggiata su per Crea ti disse simbolicamente di piú che non tante persone e passioni e cose di questi mesi.

Certo, il mito è una scoperta di Crea, dei due inverni e dell’estate di Crea. Quel monte ne è tutto impregnato.

Oggi la donna di ** entrò abitualmente nello studio e ci salutò — salutò me — e si sedette tranquilla, e poi mi guardava.

Non c’è uomo che non abbia una donna, un corpo umano, una pace. Tu l’hai?

Ma il marito della donna di ** chi è? lui ha ancora una donna?

Chi non ha avuto sempre una donna, non l’avrà mai.

Certo, avere una donna che ti aspetta, che dormirà con te, è come il tepore di qualcosa che dovrai dire, e ti scalda e t’accompagna e ti fa vivere.