Tacciono, all’armi guardano i biolchi.
Chi guarda è un altro che in lor è: l’Antico.
Fermo sul suo pungetto, uno è un astato
che avea seguito l’aquile di Druso. 45Ei campeggiò sul Reno, e sul Visurgi.
Franse i giganti Cauchi, e Langobardi.
Portò, trent’anni, l’armi il vallo, e il vitto.
Cenò la pulte con l’aceto, e il sale.
Ebbe ferite, e un ramuscel di quercia. 50Poi vecchio arò due iugeri di terra.
Le glebe allora ei debellava, e gli era
pilo la vanga e gladio la gombiera.
Spiò nel volo degli uccelli il tempo
della sementa e della mietitura. 55Piantò gli alberi a file di coorte.
Non trombe all’alba altre sentì, che il gallo.
Non fu nel campo altro ronzìo, che d’api.
Poi, di quel campo, in un de’ suoi nepoti,
servo rimase. E portò lino al Duddo15 60e vino allo Scafardo.
L’altro a cavallo dietro il suo Sculdascio16
giunto era qui con la selvaggia fara:
rasa la nuca, la capellatura
attorno al viso mista alla gran barba.