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D’onde abbiamo:

Deficienza suli’esercizio 1854 e retro . L. 28,879,507 44 Deficienza presunta sull’esercizio 1854» 27,253,233 30 Deficienza presunta sull’esercizio 1853» 14,985,680 83

Totale deficienza a tutto il 1855 e retro L. 68,118,421 35 Da questa somma il ministro deduce tutti i

fondi d’estinzione al corso non stata operata

negli anni 1853 e retro, non che quelli rela-

tivi allo stesso oggetto per i due anni 1854 e

1855, i quali ascendono alla cospicua somma

dio. L06604 0a ea» 30,800,000»

Sí avrebbe adunquea provvedere ad una deficienza calcolata a tutto l’anno 1855 di L, 57,318,li21 53

Perduta ogni lusinga che un’esatta verificazione delia si- tuazione finanziaria potesse scemare le attuali urgenze, la Commissione si trovò giunta al punto piú difficile del suo mandato, imperocchè la gravitá del riconosciuto disavanzo dopo un prestito di 43 milioni solo eseguitosi nello scorso anno, la necessitá di nuovamente accrescere il debito mentre i fondi pubblici sono caduti a basso prezzo, e di allontanare cosí sempre piú quel pareggio fra le entrate e le spese giá tanto difficile a raggiungere sono fatti che, non giova il dis- simulario, ci minaccierebbero di pessime conseguenze se non trovassimo modo di fermarci sul pericoloso pendio e questa non fosse l’ultima volta in cui si dovrá ricorrere al credito.

La Commissione ha perciò creduto suo dovere í’addentrarsi nelle cause che hanno cotanto assottigiiato Ja pubblica finanza portando uno sguardo sul passato, e precorrendo col pen- siero l’avvenire onde vedere come sará possibile di rime- diarvi,

Varie sono le cause principali delle presenti angustie,

La prima, come ognuno sa, fula guerra ripetuta negli anni 1848 e 1849 e i disastri che ne succedettero. Le spese cui essa diede luogo e l’indennitá pagatasi all’Austria assor- birono la piú gran parte del provento dei debiti che quindi abbiamo dovuto contrarre.

La seconda fu la costruzione delle strade ferrate a carico dello Stato che fortunatamente si approssimano al loro com- pimento.

Una terza causa meno influente fo il temporario sbilancio che non può a meno di succedere nei politici rivolgimenti per l’influenza che esercitano momentaneamente sulla riscossione delle imposte indirette e le spese cui danno luogo.

Ma se queste cause non sono attribuibili a nostra colpa, nè potremmo compiangerle, ne accenneremo una tuitavia la quale può dar appiglio a qualche rimprovero benchè il primo suo effetto sia stato piú sensibile, e fors’anche totalmente di- verso per circostanze straordinarie ed imprevedibili.

Vogliamo dire le diminuzioni operatesi in vari rami d’en- trata e le molte spese eseguitesi a vantaggio bensí del com- mercio e della privata fortuna, ma con danno diretto dell’e- rario, essendosi per esse accresciuto il disavanzo quando si doveva ricorrere al credito, il che non solo ci costrinse a subire peggiori condizioni nelle contrattazioni dei prestiti, ma ci impedí di profittare di uno dei mezzi con eni altri Stali si sdebitarono intanto in parte delle loro gravezze, cioè della conversione della rendita che a noi non fu possibile d’intra- prendere.

Non giá che in occasione dell’autorizzazione di prestiti e dell’esame dei bilanci non siasi sempre e dal Governo e dal Parlamento riconosciuta la necessitá di diminuire le spese e di aumentare le entrate, siccome lo provano le molte ed anche gravose imposte state coraggiosamente votale; ma por=

tate in campo le questioni di principii economici, venute in discussione le tasse indirette piú moleste al commercio od alle classi meno agiate o spese utili allo sviluppo della ric- chezza privata, al progresso dell’incivilimento, ed a questa v quella parte dello Stato, gl’interessi delle finanze cedettero sempre alla generositá, e le questioni si sciolsero in favore dei piú liberali principii e degli obbietti cui risguardavano, lasciando che l’erario pagasse per tutti.

Noi abbiamo senza difficoltá fatta questa rivista retrospet- tiva, perchè, a parer nostro, essa non è tn biasimo, ma una lode, se non per tutte le conseguenze dirette del seguito si- stema, almeno per le intenzioni che lo dominarono, e perchè nulla noi stimiamo piú saggio e piú utile che il portare ur imparziale giudizio anche sui propri fatti.

Nè questa rivista ci conduce a piú tristi presagi : infatti da essa si scorge che la piú gran parte delle spese che trassero le finanze nelle attuali strettezze sono di natura affatto straordinaria e non riproducibile, fuorchè per tali eventi che niuno possa nè prevedere nè impedire; una considerevole parte è in modo diretto ed indiretto produttiva, altre spese e diminuzioni finalmente sta nelle mani del Governo e del Parlamento il non rinnovarle, procurando anzi di compen- sarle con opportune economie, onde colmare poco a poco il disguaglio delle spese colle entrate.

A colmare il quaie disguaglic debbonsi ora rivolgere tutte le cure e tutti gli sforzi.

Giá abbiamo accennato come il ministro delle finanze si affidi di ottenere nell’anno 1855 un aumento in vari rami di entrata, quali sono specialmente il prodotto della vendita dei tabacchi, la tassa sui fabbricati, il diritto sulla vendita delle bevande, le rendite demaniali, il lotto, le poste, le strade ferrate, le tasse d’insinuazione e di bollo ed altri articoli di minor conto.

Dopo gli schiarimenti che ci farono dal ministro sommini- strati, possiamo dichiarare che, salvi sempre gli eventi di guerra, non crediamo impossibile la realizzazione della mag- gior parte delle sue previsioni, sempre però ancora che le nostre ricolte non vengano uuovamente devastate da straor= dinari malori, ed il Parlamento voglia sancire le leggi d’im- posta dei cui progetti si trova investito.

Ma piú gravi dubbi ci si parano dinanzi quanto al passivo. Abbiamo dimostrato come sia indispensabile di aggiungere al bilancio 1855 una spesa di circa lire 2,500,000 per gl’in- teressi e l’esdebitazione del proposto prestito. Questo bi- lancio lascierá impertanto ancora un disavanzo di quasi 12 milioni, e si deve prevedere che, mentre non potranno gran fatto diminuire nei bilanci successivi le spese ordinarie, do- vranno le straordinarie aumentare per effetto di molte opere pubbliche i cui progetti si stanno maturando, e giá fecero oggetto di deliberazioni del Parlamento. Egli è perciò a te- mersi che il solo mezzo avvisato e sperato dal Ministero, cioè l’aumento dei proventi delle imposte indirette per l’accre- scimento della prosperitá privata, non sará sufficiente a ri- comporre l’equilibrio delle nostre finanze abbastanza pron- tamente perchè non si abbiano piú ad incontrare nuove pas- sivitá e ad elevare cosí gradatamente e talmente il passivo, che l’attivo nol possa mai raggiungere.

Non credendo che il paese possa oramai sopportare una piú gran massa d’imposte, se i tempi volgessero meno mi- nacciosi, non esiteremmo a consigliare una piú economica organizzazione dell’armata, una riforma della legge assai troppo dispendiosa delle pensioni militari, e forse tali altre operazioni che potrebbero d’assai alleggerire il pubblico e- rario; ma se non è ora possibile di riguadagnare il terreno