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documenti parlamentari


stizia, e appunto sotto questo unico aspetto si è Limitata la Commissione ad esaminare Ja petizione.

La Commissione non sa veramente rendersi ragione della persistenza del signor ministro a non voler ammettere il maggiore Cao a giustificarsi delle voci vaghe che correvano sul suo conto, poichè, o il ministro credeva che le risultanze di un’inchiesta potessero essere contrarie al petente, c tanto peggio per costui, ma il ministro avrebbe avuto in mano un’arma di più per non considerare legittimamente il riclamante nel progresso della carriera, 0 poteva supporre che sarebbero state favorevoli, e non è presumibiie che agendo con equità volesse privarlo di purgare il suo onore, salvo a valersi dell’amplissima facoltà lasciatagli dalla legge in caso di avanzamento ossia promozione.

Dallesame dei documenti presentati rilevasi che il mini. stro non aveva fatti specifici da apporre, e ripetofamente dice nelle sue lettere tanto confidenziali che ufficiali mon avere a che appoggiare un giudizio, e solo, protestando che non trattasi di atto di vigliaccheria, sostiene essere invalsa la credenza che iì signor Cao nelle ultime campagne non abbia fatto tutto quel che poteva. In vero, signori, una tale asserzione è troppo vaza e generica, e se si avesse a tenere conto di tutti coluro che non fecero quel che potevano fare, mon so ove una tale investigazione ci potrebbe condurre. Assai dilicata è siffatta questione che altra volta fece risuonare quest’Aula medesima, e che pare sepolta nell’ablio; comunque però, restringendosi a questa sola supposizione le accuse che si fanno al maggiore Cao, sul quale si fece ri. cadere tutto il rigore possibile, e contro il quale si adoperò tutta ja severità immaginabile, quasi che dalla sua presenza nelle file potesse ridondare onta all’esercito, noi dobbiamo da ciò appunto trarre argomento imponente per aceogliere le sue giuste rimostranze, e per procurare di aprirgli la via alla giustificazione che implora.

E per corroborare la nostra opinione vi accenneremo le seguenti cireostanze di fatto. l

Il signor Cao dopo ja campagna del 1848, anzi dopo la ritirata dell’esercito dalla Lombardia, e quando erano ancora calde le passioni e vive le memorie dei fatti, fu promosso a maggiore dal 13° al 14° reggimento, ove fu accolto con entusiasmo dal colennello e dai colleghi; fece quindi la campagna del 1849, e dopo di questa ebbe una menzione onorevole per decisione del Congresso della guerra, che serutinò la condotta di coloro che furono proposti per ricompense

cosicchè vedete bene, o signcri, che il cavaliere Cao ben lungi dall’avere lasciato cattiva opinione di sè, e di avere meritato biasimo, fa invece premiato per ambe le campagne.

Lo stato caratteristico di cui è cenno nella petizione viene a confermare che a nude supposizioni si appoggiano le accuse; diffatti troviamo in esso che mentre si nota avere il Cao fama di poco coraggioso nell’opinione generale, fece tuttavia le campagne del 4848 e 1849 meritando nota di risoluto e coraggioso, ed ottenne menzione onorevole per la hattaglia di Novara; nella quale dichiarazione non fa mestieri che vi faccia notare quale e quanta cantraddizione s’incontri, e come chiaramente sia stabilita la necessità di ammellere la giustificazione, la quale spetta totalmente al petente di convalidare con fatti e con prove esplicite di cui dicesi provVisto a dovizia.

La Commissione, ponderate tutte le circostanze che emergono dai documenti esaminati, considerò: che comunque sia lecito al ministro di non dare il comando di un corpo a un ufficiale che non sia di suo gradimento, tuttavia non può ne gare ad alcuno di purgarsi dalle imputazioni che intaccaro Ponere; che ì semplici sospetti e le dicerie in questi casi, se sono néi che non scemano la buona riputazione in un pagano, sono però macchie indelebili in un militare, e tali che lo stesso ministro vi attaccò importanza per coonestare le sue determinazioni a riguardo del petente; che risultando in modo irrefragabile che il signor Cao fu promosso a maggiore depo la campagna del 1848, e che dopo quella del 1849 ottenne una solenne menzione onorevole, ciò induce a credere che le voci sparse sul suo conto fossero maligne insinugzioni di qualche suo emulo, prive di fondamento, o almeno tanto deboli da lasciar supporre malevolenza; che il farsi luce in cose siffatte ben lungi dal pregiudicare alcuno, serve a meglio chiarire le opinioni di chi deve reggere la cosa pubblica; che ad ogni modo sarebbe un abuso di potere il lanciare accuse contro l’onore di un cittadino € poi privarlo di mettere in evidenza la sua innocenza, se non per l’utile attuale, almeno per le varie contingenze che col volgere dei tempi possono verificarsi. Per tali motivi a nome della Commissione conchiudo che questa petizione debba rinviarsi al ministro della guerra, acciò provveda a termini di equità e di giustizia, come vi annuiva già col suo foglio del 9 dicembre 1852 diretto al signor maggior generale comandante la brigata Pinerolo.



Concessione di uno sviatoio sulla strada ferrata
a Sampierdarena.

Progetto di legge presentato alla Camera il marzo 1854 dal presidente del Consiglio, ministro delle finanze (Cavour).

Signori! — Posseditori in Sampierdarena d’un terreno attiguo alla stazione della ferrovia, i marchesi Nicolò, Santo, Luigi e Michele fratelli Cambiaso di Genova avrebbero divisato di valersi dello stesso onde costrurvi dei magazzini destinati a deposito di merci, ed all’oggetto di agevolare le operazioni di deposito e di levata delle merci stesse, hanno chiesto al Governo la facoltà di poter porre detti magazzini in diretta comunicazione colla ferrovia dello Stato, mercè uno sviatoio che, aggiunto alla stessa, vi conducesse i vagoni.

Sottoposta la domanda dei fratelli Cambiaso al Consiglio speciale delle strade ferrate, il medesimo, con verbale del 7 luglio 1853, la riconosceva ammessibile, e, mentre segnava i patti e le condizioni sotto la cui osservanza il Governo avrebbe potuto acconsentire a tale concessione, avvertiva che avesse a farsi a titolo precario.

Ma i fratelli Cambiaso, nell’atto che si dichiaravano disposti ad accettare tutte le condizioni dal prementovato Consiglio stabilite, si fecero ad osservare come, dovendosi per parte loro impiegare cospicue somme nella costruzione dei magazzini e nella formazione dello sviatoio ed altre opere accessorie, non potrebbe loro convenire una concessione soltanto precaria, per cui si fecero a chiedere che la medesima venisse loro acconsentita a titolo perpetuo, avvertendo non potervi ostare in alcun modo la tutela degl’interessi del Governo, ritenuta massime l’assoluta libertà d’azione che verrebbe lasciata all’amministrazione delle strade ferrate per tutto ciò che concerne il servizio della ferrovia, a cui verrebbero intieramente subordinati ggi effetti della concessione stessa.