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Signori senatori: le opere che formano saggetto di questa legge sono un desiderio giusto ed universale, perchè impe- ricsamente richieste dalla sicurezza dei naviganti. Esse non poterono eseguirsi nel decorso del cessato anno per le ra- gioni ricordate, ed ove piú a lung» fosse protratta Padozione di questa legge, si perderebbe, con gran danno, una parte della stagione propizia per effettuaré lavori nelle regioni di cui si tratta.

Per queste considerazioni il Ministero confida che vorrete adottare la legge quale fu adottata dalla Camera dei depu- tati, e vi prega di dichiararne l’urgenza.

PROGETTO DI LEGGE,

Articolo unico. Sono autorizzate le spese di lire 52,017 per la costruzione della torre di un faro nell’isolotto dei Ca- voli alla punta meridionale della Sardegna, e di lire 62,051 75 per la cestruzione di una simile torre nell’isola dell’Asinara, alla punta settentrionale.

Relazione fatta al Senato il 13 febbraio 1854 dall’uf- ficio centrale, composto dei senatori Di Colobiano, Caccia, Della Planargia, Provana del Sabbione e Della Marmora Alberto, relatore.

Sicxoni! — L’utilitá della costruzione dei due fari all’iso- Iotto dei Cavoli ed all’isola dell’Asinara nelle acque di Sar- degna, non può fare oggetto di discussione, poichè venne giá riconosciuta da ambi i rami dei Parlamento, e giá furono portate nei bilanci degli anni scorsi, 1852-54, le somme re- putate necessarie per la costruzione delle torri che devono reggere tali fari.

Le somme a tal ucpo allogate ascendono per la torre al- l’isolotto dei Cavoli a lire 43,547 BO e per l’Aginara a lire 46,705.

Cotali opere non poterono avere prima d’ora esecuzione per mancanza di attendenti all’impresa, essendo stata fatta, soltanto per quella dell’Asinara, nna privata offerta portante l’aumento del 35 per cento ; condizione alla quale il ministro dei lavori pubblici nen giudicò potere accansentire, come troppo gravosa agl’interessi del regio erario.

Bensí avrebbe creduto opportuno che venisse fatto un au- mento ai prezzi di perizia d’ambe le torri, aumento che dal Consiglio dell’arte fa proposto al 20 per cento, sperando di

potere, ciò mediante, rinnovare gl’incanti con esito piú favo-

revole.

L’oggetto della iegge ora presentata, e sancita dalla Ca- mera eleitiva, è pertanto che venga autorizzato lo stanzia- mento nel bilancio 1834 delle due somme a tal uopo desti. nate, sulla base di detto aumento, per cui la spesa perla co- struzione della torre nell’isolotto dei Cavoli sarebbe portata a-lire 52,017, e quella per l’isola dell’Asinara a lire 36,046, Nella proposta fatta alla Camera elettiva quest’ ultima somma venne, per semplice errore maferiale mutata in lire 62,051 78, e cosí con un aumento in piú di lire 6005 75.

Trovandosi questa somma di lire 62,051 75 giá approvata dall’altro ramo del Parlamento, ed essendo urgente che i lavori siano intrapresi il piú presto possibile, onde appro- fittare dei mesi favorevoli per queste opere (i quali non sono molti in Sardegna), il Ministero conforta il Senato ad sppro- vare la proposta legge, malgrado il corso errore di somma

in piú nel riflesso che le costruzioni di cui si tratta, doven- dosi eseguire per pubblica impresa, si avrá in tal modo ase sicurato l’esito dell’appalto, e si otterranno nel concorso of- ferie vantaggiose.

HI vostro. ufficio centrale, apprezzando ie considerazioni esposte dal signor ministro, e ritenuto che le somme prece- dentemente stanziate per tali opere rimangono disponibili a favore del regio erario, vi propone per organo mio l’appro= vazione della legge. o

Norme per l’ammessione al heneficio dei poveri.

Progetto di legge presentato alla Camera il 28 gen- naio 1854 dal ministro di grazia e diustizia (Rat tazzi).

Sienori! — Nella presentazione del progetto di legge sulla riorganizzazione dell’ordine giudiziario prenunciavasi una altra legge specialmente intesa a ristabilire le norme e le condizioni dell’ammessione al beneficio de’ poveri all’effetto , di ridurre tale instituzione dentro a suoi giusti termini, dai quali erasi negli ultimi tempi alquanto dilungata; ed è que- sto il progetto di legge che oggi d’ordine di S, M. io vengo a presentarvi.

Il supremo bisogno di ogni civile societá, ed insieme il primissime dovere d’ogni bene ordinato Governo, si è che la giustizia venga a tetti imparzialmente amministrata, e che Padilo ai tribunali sia a tatti ngualmente dischiuso. Ma per- chè a sosientare il grave dispendio causato dalia creazione e dal manfenimento dei tribunali fu forza introdurre certe tasse sugli atti giudiziari costituenti una specie di tributo onde sono specialmente gravati coloro che deggione pro muovere e difendere i loro interessi in giudicio, si dovette pure avvisare a che l’impossibilitá di soddisfare a simili tasse non diventasse un ostacolo talvella insuperabile all’e- speriniento del diritto,

E siccome, per la varietá e moltiplicitá delle leggi e la solennitá e complicazione delle forme, non è semmre facile Vesplicazione del diritto, e le forensi disputazioni richie- dono lo studio e l’opera indefessa di uomini lungamente ver- sati nelle materie legali ; chè anzi la legge impone alle parti contendenti la necessitá di eleggersi un procuratore, si do- vette similmente provvedere a che il d:felto di tale assi. sterza non rendesse impossibile agli indigenti la difesa dei loro interessi.

Quindi è che l’instituzione del beneficio dei poveri non è tanto diretta ad esercitare una beneficenza a pro di certe persone meritevoli di soccorso, quanto a rimuovere le cause che nelle condizioni attuali della societá, difettando i mezzi resi dalia legge necessari per agire in giadicio, possono im- pedire che la giustizia venga ad ognuno che la domandi im- partita.

Aulichissima è questa patria instituzione del beneficio dei poveri, ed è nobil vanto pei nostri legislatori Vaverla cosí bellamente ordinata, menirechè presso alle altre incivilite nazioni, anche oggidi, non s’incontrano di essa che imper- felti abbozzamenti.

Dovanque fu sentito il bisogno di agevolare agli indigenti l’esperimento giuridico dei loro diritti, ma i provvedimenti riuscirono dovunque imperfetti, i

E cosí non v’ha paese, tranne fra noi, dove le persone am- messe al benefizio de’ poveri sieno can tanta larghezza esen-