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più vitale pei nostri commerci, che dove essa fu prima in ordine di desiderio, riuscisse ultima in ordine di tempo, se anche non le si accollasse codesta soprassoma della linea di Acqui? Non bastava il non averle voluto accordare pur uno di quei singolari favori che si largirono ad altre ferrovie di minima importanza, se anche non le si crescano gli impacci colla compenetrazione di disuguali tariffe? Se la strada di Acqui tirasse a Frugarolo, come già si divisava, o a Novi, come un tempo ne corsero pratiche, potrebbesi in qualche modo giustificare cotesta comunanza, Ma ora a che pro tener legato al consorzio della lontana e divergente ferrovia della Bormida il transito ligure per la frontiera orientale, che appena ottiene adesso di distrigarsi dal giro d’Alessandria e di Valenza?

Nondimeno la maggioranza della vostra Commissione crede che, a meglio ponderare le cose, non si debbano temere dalla divisata congiunzione gli sconci che altri ne pronostica. E innanzi tratto conviene premettere non parerle giusto il concetto, al quale pur diede peso lo stesso rapporto ministeriale, che la linea d’Acqui sia di dubbio, e quasi, dissero, di esito disperato. È la provincia d’Acqui popolosa d’oltre 100 mila abitanti, densi più che nella vicina provincia di Novi, e raccolti nelle valli della’ Bormida per forma che tutto il movimento deve a forza confluire sulla linea tracciata dalla ferrovia, quasi come se Ja popolazione fosse stivata nel chiuso di una città. Si aggiunga il transito del porto e della riviera savonese, che pei varchi di Cadibona cala verso Alessandria, e, quel che più monta, la ricchezza del territorio, feracissimo fra quanti sono avvallati nell’Appénnino settentrionale: selvosa la parte montana, sicchè di tutte le provincie di terraferma Acqui non è vinta, nell’abbondanza dei combustibili, che dall’alpina Val d’Aosta; vitiferi i colli, i quali danno annualmente 500 mila quintali metrici di vino per lunga consuetudine accetto ai palati lombardi; un raccolto di bozzoli appena inferiore a quello di Novi; infine, che non è considerazione da trascurarsi nel far giudizio della movibilità di una popolazione, i possessi fondiari spartiti e sminuzzati, contandovisi 22,244 proprietari, più che il quinto degli abitanti. Non sarà dunque, se crediamo a questi buoni indizi, scarso né languido il giro delle merci e degli uomini sulla via della Bormida, che si apre unica agli sbocchi di sì vasta provincia. Che vorremo dire poi se si mette in conto il concorso alle terme acquesi, il quale già fin d’ora dà vista di crescere ogni anno, e crescerà a dismisura se si accomoderanno gli infermi di meno disagiati alberghi e si inviteranno con più svariati allettamenti i visitatori?

Ora, tolto di mezzo il sospetto che la strada d’Acqui debba riuscire a sicuro discapito, cadono le principali ebbiezioni mosse contro il sistema ministeriale. Approvabili in genere sono ie riunioni di più linee sotto una sola gestione amministrativa, ed in un solo interesse sociale; imperocchè, come notava il ministro dei lavori pubblici di Francia nell’ultima sua relazione sullo stato delle ferrovie francesi, Io sminuzzamento delle intraprese, suscitando importune concorrenze fra più linee convergenti, riesce alla sicura rovina di una delle società gareggiatrici; moltiplicando le spese, aumenta il prezzo dei trasporti; esigendo l’impianto di amministrazioni distinte, complica il servizio delle strade e ne incaglia la circolazione. Devesi però aver riguardo, nel maneggiare coteste fusioni, di non creare, come avverte il succitato ministro francese, a favore di una compagnia che tenga in mano un nodo intiero di ferrovie, una nuova maniera di monopolio, Ora, nel caso nostro non v’ha pur ombra di questo pericolo. Nè può dirsi ragionevolmente che le tariffe della ferrovia ligure-orientale saranno di tanto più alte di quanto scarseggierà il guadagno della ferrovia acquese. La legge della concorrenza obbligherà l’amministrazione a seguire quel progressivo allentamento nei prezzi che è pella necessità stessa delle cose. Imperocchè non è sul presuntivo ragguaglio dei capitali impiegati e dei guadagni sperali che si governano in effetto le tariffe, ma con questi due soli elementi: spese d’esercizio, necessità della concorrenza. E, nel caso nostro, la contrapposizione delle provenienze adriatiche sul mercato lombardo-veneto e sulla linea mediana del Po metterà le tariffe liguri solio l’impero di una necessità difensiva.

Rimangono adunque del diviso ministeriale i benefizi: semplificazione amministrativa; facilitazioni a reciproco comodo delle due linee; possibilità di costituire una società più solida, che possa affrontare le spese necessarie per ingrandire ed avviare lo stabilimento balneario d’Acqui, ed aspettarne senza troppa impazienza gl’immanchevoli e tempestivi frutti.

Così doveva parere quando il Governo maturò il suo progetto in mezzo alle insistenti sollecitazioni ed alla gara promettitrice di parecchie società, che offerivano di assumere separate o congiunte le due ferrovie, e per soprassello anche lo stabilimento balneario d’Acqui, Così deve parere anche oggidì, chi guardi la natura di coteste imprese non legate certo a mutabili riordinamenti strategici ed amministrativi. Ma troppo è vero che l’argomento precipuo, a cui si appoggiava la combinazione ministeriale, ora ci si volta in grave ostacolo. Nelle aituali condizioni del credito, difficile che si riesca a costituire una società, la quale sappia metter mano a vaste e confidenti speculazioni, perchè i capitali preferiscono impieghi sicuri, comecchè modestissimi, alle lunghe e promettenti aspettative. Ora vorremo noi legare indissolubilmente la costruzione della ferrovia ligure-orientale alla costruzione della linea d’Acqui ed al ristauro delle terme per modo che, se queste due ultime imprese non trovino concorrenti, o perchè paiano meno sicure, o perchè i capitali non bastino a sì grave mole d’impegni, rimanga poi ineseguita anche l’impresa, che molti si profferirebbero pronti ad assumere disgiuntamente?

Non può uscire dubbia la risposta. La vostra Commissione, volendo aver riguardo ai desiderii ed alle speranze del Governo, vi propone di concedere due mesi per lasciar tempo di saggiare la solidità delle diverse combinazioni sociali, che già sono entrate in qualche pratica col Ministero. Quando in questi due mesi non si venga a capo di trovare una compagnia la quale assuma entrambe le ferrovie e l’impegno accessorio delle terme, si aprirà V’adito anche alle compagnie che aspirassero ad una sola delle due imprese. Questa transazione, che venne consentita anche dal Ministero, ci obbligò a modificare il progetto di legge ed a predisporre il capitolato in modo che si potesse facilmente dividere, secondo la doppia ipotesi.a cui dà luogo la proposta alternativa.

E qui, risolte le questioni sostanziali, occorre sulla forma della legge un dubbio, che alcuni uffizi raccomandarono allo studio della vostra Commissione. Perchè mai, si domandò, il Governo, nen avendo un formato coniratto da presentare all’approvazione del Parlamento, e avendo già odorate varie e diverse profferte, vuole fin d’ora, oltre la traccia delle linee, aver sancito in ogni sua clausola un capitolato? Se si deve lasciar luogo ad una vera e larga concorrenza dell’industria privata, perchè predeterminare a capello tutte le condizioni del contratto, anche le meno essenziali? Non sì verrà con ciò forse ad agevolare la strada agli uni, a precluderla agli