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sessione del 1853-54


finchè possano coordinarsi a quest’ultimo e immanchevole scopo quelle parti che di presente si hanno a costruire: (Veggasi tabella 3.)

Il progetto presentato dai due ministri dei lavori pubblici e delle finanze ha, come appare dalla stessa forma della presentazione, due aspetti assai distinti: tecnico ed economico l’uno, finanziario l’altro. Trattasi, nel concetto del Governo, di compiere con una rete di ferrovie le comunicazioni delle nostre provincie subappennine fra loro, e di aprire una via che dalla Francia, dal Piemonte e dal golfo ligure muove alle regioni situate sulla destra riva del Po ed all’Italia centrale. Il punto obbiettivo di questa linea non poteva essere che Stradella, unico ramo comodo alle ferrovie verso la nostra frontiera orientale tra il Po e le ultime propaggini degli Appennini, La linea di Stradella verrebbe, percorrendo un terreno facile ed unito sino alla Scrivia, dove, passato il ponte di Tortona, si biforcherebbe aprendo due braccia per congiungersi alla strada ferrata dello Stato; un braccio verso Alessandria a servizio delle comunicazioni col Piemonte, l’altro su Novi a servizio delle comunicazioni con Genova. La valle della Bormida avrebbe anch’essa la sua ferrovia, che farebbe capo ad Alessandria, già nodo e propugnacolo di un altro importantissimo crocicchio. E perchè ad augurare bene della fortuna della ferrovia d’Acqui si deve fare grande assegnamento sul concorso dei visitatori alle terme stazielle, in antico celebratissime e tornate ai dì nostri in molto onore, il Governo pensò di cedere a tempo e contro certo compenso quello stabilimento igienico agli stessi intraprenditori della strada, che così verrebbero stimoJati da doppio interesse a curarne la prosperità e la fama. Infine, siccome l’impresa delle linee ferrate da Alessandria e da Novi e Stradella lasciava sperare sicuri e lauti guadagni, dove quella d’Acqui pareva meno promettente, così il Governo avvisò d’unire le due imprese, per ottenere, come dice il rapporto ministeriale, una compensazione, cessare il pericolo che lo Stato avesse ad adossarsi fl servizio oneroso della linea d’Acqui, e non solo compiere tutte queste imprese senza il menomo aggravio delle finanze, ma anzi lucrarne una somma non lieve,

La vostra Commissione vedendo a questo modo complicarsi e mescersi le quistioni tecniche e le finanziarie, si trovò obbligata a scernerle ed esaminarle divisamente. L’esposizione che abbiamo mandata innanzi gioverà, speriamo, a farci abilità di rendere buon conto del risultato dei nostri studi, senza avvilupparsi in troppe importune minuzie.

Quanto alla sostanza del progetto ministeriale si ha a vedere qual debba essere la traccia delle linee che la legge dovrà imporre; quali le linee che si reputino di maggior im portanza comparativa, e però di quali s’abbia a curare di ‘preferenza la pronta attivazione.

Quanto alla forma e alla modalità, vuolsi innanzitutto ponderare se torni spediente la congiunzione delle due linee; poscia se opportuno mandar fuori collo schema dell’impresa, à cui s’invita la privata speculazione, anche il capitolato che ne predetermina e ne particolarizza tutte le piú minute condizioni. Infine quando pur vogliasi consentire al Ministero questa forma di pubblicazione, si devono librare le clausole e i termini del capitolato, raffrontandole cogli altri precedentemente sanciti, che regolano gli obblighi delle associazioni, le quali già assunsero nello Stato imprese di egual natura,

Il primo pensiero, che si presentò per congiungere alla Strada ferrata dello Stato Ie provincie orientali, fu quello di un unico tronco che partendo dal confine piacentino venisse ad incontrarla in un punto intermedio fra Alessandria e Novi,

A questo punto avrebbe fatto capo anche la linea d’Acqui, e così mediante circa ottantaquattro chilometri di ferrovia le provincie di Acqui, Tortona e Voghera si sarebbero trovate congiunte fra Icro, e colla grande arteria di Genova e di Torino. Innegabile la convenienza di queste progetto, chi lo consideri solo dal lato economico: convenienza che diventava assoluta per Acqui, il quale a questo modo, non allungando la strada per Alessandria e per Torino piú di 5 chilometri, veniva ad accorciare di 11 chilometri la distanza che lo separa da Tortona e dalle provincie orientali, di 18 chilometri la distanza che lo separa da Novi e da Genova, e a porsi sul diritto filo della strada di Lombardia. Ma a non parlare delle difficoltà tecniche toccate nella relazione ministeriale, e dipendenti dalla località di Frugarolo, punto scelto dai signori Woodhouse per l’intersecazione delle linee, l’interesse del commercio genovese non consentiva d’adottare codesto progetto, il quale avrebbe sviate di 16 chilometri le merci dirette a Pavia ed a Piacenza.

Questa considerazione capitale, aggiunta all’altra, che anche la strada da Tortona e Voghera ad Alessandria e Torino veniva ad allungarsi di tre o quattro chilometri, giustifica la determinazione presa dal Ministero dei lavori pubblici di prescrivere che la ferrovia si biforcasse in due rami, l’uno accennante a Torino, l’altro a Genova. Ma una volta adottato questo sistema, e postergati i rignuardi della economia, pareva ‘opportuno far divergere l’angolo in modo, che si venisse a conseguirne per ambedue Ie linee la massima brevità possibile, ed insieme a procurare alla ferrovia dello Stato la confluenza dei paesi piú lontani dell’arteria centrale, Il progetto ministeriale invece traccia un angusto triangolo di cui impernandosi a Tortona il vertice, un lato si scontra colla grande ferrovia presso il ponte della Bormida sei chilometri al nord di Frugarolo, e l’altro cade a Novi, dodici chilometri a mezzodì del crocicchio di Woodhouse. Onde pare a molti che questo diviso non porti piú che una mezza correzione agli inconvenienti di cui meritamente veniva appuntato il primo progetto, e che aumentando di piú che 20 chilometri lo sviluppo delle linee, non rechi poi benefizi corrispondenti, anche per la circostanza che le braccia del triangolo attraverseranno due plaghe poco popolose, e già sufficientemente servite dalla sezione della ferrovia dello Stato che costituisce la base del triangolo.

A questi dubbi crescono peso i reclami di Serravalle da una parte, e quelli dei comuni lungo Po dall’altra; i quali rappresentano che allargando il triangolo potrebbesi con poco maggiore spendio far sentire il beneficio delle ferrovie ai loro territori, procurare piú larghi prodotti all’impresa, e nel tempo stesso accorciare notabilmente le grandi linee di comunicazione da Torino e da Genova ai confini dello Stato,

Egli è prezzo dell’opera entrare su questo punto in piú precise indagini, tanto piú che la relazione ministeriale ac ceanò appena per incidenza la linea di Serravalle, e non toccò parola dell’altra, che vorrebbesi condurre da Alessandria a Ponte Curone lasciando Tortona a mezzodì, legando insieme le popolose e industri borgate di Castel Ceriolo, di Piovera, di Sale, di Castelnuovo Scrivia, ed accostandosi al Po sia per offerire qualche opportuno scalo alla navigazione fluviale, sia per raccogliere le confluenze dei comuni della bassa Lomellina.

A prima vista si scorge che un tronco, il quale da Serravalle scendesse, lungo la Scrivia, a Tortona, scorcerebbe la strada da Genova a Pavia ed a Piacenza di tutto quasi il tratto che s’interpone tra Serravalle e Novi. E quando questa ferrovia s’impostasse sulla riva destra del fiume, si cor-