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documenti parlamentari


dell’Italia centrale. E poco appresso si costituiva un’altra società promotrice che intendeva allo stesso scopo e che ottenne la stessa facoltà dal Ministero. Se non che, chi primo aveva avvisato a questa impresa, si unì alla società promotrice in un solo interesse, e provvidero insieme alla formazione di un medesimo progetto.

Altri intraprenditori, di conosciuta capacità e solidità, si presentarono in seguito, mirando all’impresa medesima, e domandavano facoltà e tempo per fare nuovi studi; ed ii Ministero, annuendo alla domanda di tutti, dichiarava non intendere con ciò dar loro alcuno speciale affidamento, ma riservarsi a prendere ad esame i loro progetti per preferire quello che fosse trovato migliore nel rispetto tecnico e piú vantaggioso all’industria ed al commercio del paese.

Questa scelta però fra vari progetti offriva non lievi difficoltà, procedenti da che il confronto fra gli uni e gli altri non poteva essere fatto a parità di condizioni. Imperciocchè, quantunque tulti i proponenti, com’era ben naturale, prendessero le mosse da un punto della ferrovia dello Stato e si avviassero per Tortona e Voghera alla Stradella, e tutti intendessero alla successiva prolungazione verso il confine piacentino, non conseniivano però tutti nel suddetto punto di partenza.

Il signor ingegnere Woodhause, che primo aspirò a questa impresa, ed i proztotori di quella società, che, come sopra si disse, si associarono a lui, si proponevano di staccare la loro via ferrata da quella dello Stato alla stazione di Frugarolo. Essi miravano con ciò ad un doppio intento: il primo era di avere la linea piú breve per arrivare sino a Tortona, la restante linea non potendo ad ogni modo subire sensibili variazioni di lunghezza; il secondo era che in questa guisa avevasi un convenienfe rispetto tanto alle relazioni commerciali di Genova come a quelle di Torino e di tutto il Piemonte coi ducali.

Ma contro questo divisamento lottavano gl’interessi della città e della provincia di Alessandria, non meno che quelli di Tortona, alla quale sarebbe stato tolto il facile e pronto congiangersi col centro della divisione e colla capitale del regno.

D’altra parte il grande commercio di Genova chiedeva che la nuova via ferrata si volgesse direttamente verso Tortona ed i ducati quanto piú presto si polesse; onde appunto uno dei progetiisti proponeva di staccarsi sino da Serravalle dalla ferrovia dello Stato, né certo piú a monte si sarebbe potuto immaginare di partire.

Il municipio di Novi per parte sua insisteva vivamente perchè, non abbandonata la direzione della via provinciale che da quella città pur volge a Tortona, la strada ferrata dei ducati si dipartisse dalla stazione della città medesima. Ed una delle ditte concorrenti all’impresa veggendo come militassero valide ragioni a favore di quest’ultimo partito per rispetto agl’interessi del commercio di Genova, propose al Ministero di studiare amendue le linee da Alessandria a Tortona e da Novi pure a Tortona, offerendosi di assumere quella delle due che fosse meglio piaciuto al Governo di scegliere, o di assumere anche la costruzione di entrambe, ferma pur sempre la prolungazione da Tortona per Voghera a Stradella, e, quando che sia, al confine piacentino.

A complicare sempre piú la questione si aggiunse che nella città di Acqui si costituiva un comitato promotore pella costruzione di una strada ferrata che, partendo da Acqui, raggiungesse la strada ferrata dello Stato a Frugarolo, per val. gere quindi da un lato verse Alessandria, dall’altro verso Genova.

Questa società promotrice faceva già compilare un progetto che presentava insieme ad un piano economico per la sua esecuzione. Ma quanto al progetto d’arte, mirando esso a condurre la strada alla stazione di Frugarolo, incontrava assai gravi e non infondate opposizioni per parte di coloro che dimostravano gl’interessi della città e provincia di Acqui richiedere che la strada si volgesse direttamente ad Alessandria; e quindi si opponevano all’arrivo a Frugarolo. La quale opposizione, se aveva non poco peso anche in ragione delle difficoltà del sito che non consentiva di stabilirvi una facile e sicura congiunzione delle due ferrovie, acquistava valor maggiore quando, rinunciato al divisamento di far partire la strada dei ducati da Frugarolo stesso, fosse mancato il van taggio di avere quivi una stazione centrale ed una prolungazione immediata della via ferrata di Acqui colla ridetta via dei ducati.

Ma piú gravi ancora erano gli ostacoli che frapponeva all’esecuzione della divisata strada di Acqui, il piano economico su cui essa fondavasi. L’imprenditore, offertosi per l’esecuzione di questa strada alla società promotrice, domandava assicurazione di un minimo interesse del 4 e mezzo per cento fatta dai corpi morali interessati. Ma, quantunque i Consigli provinciali e divisionali vi consentissero, tante e così vive opposizioni sorgevano in molte parti della provincia, le quali rappresentavano che si voleva imporle per attuare un’opera che, langi dal vantaggiarle, tornava loro di danno, privandole del’attuale movimento commerciale, che il Ministero non poteva indursi facilmente ad accogliere questo piano, tanto piú che, se questa assicurazione d’interesse fatta dai comuni può ammettersi, ove non si rinvenga spediente migliore, ed ove siane spontaneo il consenso, non vuol essere accolta finché resti fiducia di trovare un partito piú conveniente, e quando si debba urtare contro il seitimento di una parte notevole della popolazione chiamata a contri. buire.

In mezzo a così disparate proposizioni parve al Governo che, per assicurare la migliore riescita del sistema di ferrovie che si trattava di attuare, e per conseguire l’intento col maggiore vantaggio di tutto il paese senza tuttavia recare aggravio al pubblico erario, non si potesse lasciare libera alle svariale vedute delle compagnie concorrenti la scelta delle linee, ma convenisse determinarle e prescriverle positivamente nell’interesse generale.

Ed a questo proposito non potevasi disconoscere che, se da un lato riusciva lroppo grave al commercio di Genova coi ducati scendere colla strada ferrata sino ad Alessandria per rimontare poi a Tortona e viceversa; dall’altro lato sarebbe stato non meno pregiudicievole alle relazioni del Piemonte, della Savoia e della Francia, con tutta l’Italia centrale, rimontare per un lungo tratto di via ferrata sino a Novi, o, poniama pure, soltanto sino a Frugarolo, per avviarsi di là verso Tortona..

Quindi il Governo avvisò che, a soddisfare nel miglior modo possibile questi molteplici, e pure lutti importantissimi interessi, fosse indispensabile stabilire che la ferrovia proveniente da Stradella, e, quando che sia, dal confine piacentino, giunta a Tortona si dividesse in due rami, uno diretto a Novi, Paltro ad Alessandria.

Questo sistema era reclamato inoltre da un’altra importante considerazione che faceva escludere quella unica linea da Tortena a Frugarolo, colla quale, mentre si avrebbe voluto provvedere a tutti i desideri, non se ne accontentava alcuno. La stazione di Frugarolo, affatto secondaria, limitata a piccola area, e lontana da ogni grosso centro di fabbricati