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5° A ridurre da lire 3 a 2 ia tassa quotidiana sulle persone non povere, che sconiano la quarantena nei lazzaretti;

4° A ridurre la tassa sui piroscafi, non provenienti dalle Americhe e dal Levante, da centesimi 20 a centesimi 5 per ogni tonnellata e per ogni approdo dall’estero, abilitando, come si pratica in Francia, gli abbonamenti.

Cosí la rendita delle tasse non trapasserebbe le spese della amministrazione sanitaria.

Studiando ia proposta del Ministero, i vostri commissari hanno innanzi tutto ricercato se non si potesse fare qualche risparmio nelle spese, il quale permettesse qualche maggiore diminuzione di alcune tasse. Ma essendosi introdotta nel bi- lancio dell’anno 1854 una economia di lire 10,942, non pare si possa per ora introdurne una maggiore: tanto piú che, se si confrontino le spese della amministrazione sanitaria degli altri Stati con quelle della nostra, gli è manifesto che noi spendiamo meno degli altri. Grave invero è il carico delle pensioni, ma esso è un portato di que’ tempi, in cui l’ammi- nistrazione sanitaria, essendo quasi indipendente dal Go- verno, era prodiga di pensioni, di giubilazioni e di sussidi. Codesto carico andrá via via scemando, ma ora non si potrebbe diminuire senza ledere i diritti acquisiti. Il Ministero ha cors- pufata una somma di lire 85,000 per manutenzione e ripara- sione alle fabbriche ; ma d’altra parte ha per questo titolo proposta nelbilancio del 1854 soltanto la somma di lire 32,516. E questa somma pare piú che sufficiente ai bisogni. Ond’è che quella di lire 85,000, indicata nella relazione della presente legge, vuolsi tenere soverchia,

Ragguagliata la sorama totale della rendita alla somma to- tale delle spese, dovevano i vostri commissari ricercare qua! fosse la piú equa distribuzione delle tasse e la piú conforme a quella: che la Francia ha praticato. Pare a prima giunta ri- pugnante coll’equitá la fassa, che le navi provenienti dalle Americhe e dal Levante pagano maggiore delle altre, Ma in- vece deve stimarsi pienamente equa da chiunque avverta come, prima della riforma degli ordinamenti sanitari, le gra- vezzo pesassero quasi tulte sulle navi che si dicevano in con- tumacia; e come, dovendosi farle sopportare principalmente a quelle che danno accasione alle spese, vogliansi porre sulle navi che, procedendo da paesi in cui regnano endemiche le malsanie che si femono importabili, sono la cagione princi- pale delle costose diligenze che gli Stati fanno per preservar- sene. Finchè adunque non si possa fare maggiore economia di spesa, o finchè per gli incrementi dei commerci non cresca la rendita, egli è conforme ad equitá la differenza della tassa. Nè possono con ragione dolersene i mercatanti che dalle Americhe e dal Levante approdano ai nostri porti, per- chè dall’una parte le navi loro approdando piú di rado di quelle che fanno viaggi meno lunghi, essi pagano in realtá meno degli altri, e dall’altra parte sono pur essi che fanno lucri maggiori.

La Francia fa pagare, è vero, soli 13 centesimi da ogni nave in ragione di tonnellate; ma colá le barche di cabottag- gio sopportano il peso principale delle spese. Il che non vor- rebbero i vosiri commissari fosse tolto ad esempio, perchè essi pensano che, per quanto sia possibile, le tasse si vogliano distribuire in guisa che non affliggano i meschini, i quali vi- vono di dura fatica e di sottile guadagno. Certo che, se a noi fosse in grado di porre sulle barche di cabotfaggio la stessa tassa che la Francia ha posto, si potrebbe ricavarne tanto da bastare alia maggior parte delle spese. Ma i vostri commis- sari sono fermi in credere che non fareste buona una prov- visione dannosa all’indastria del cabottaggio, la quale, come è degna di rispetto pei mezzi di sostentamento che procaccia a

molta povera gente, cosí ne è degna perchè essa è la scuola ed il vivaio de’ marinai della marineria mercantile e della mi- litare.

Ricercando ogni spediente acconcio a diminuire in van. faggio dei commerci le tasse sanitarie, senza togliere alla fi- nanza la rendita necessaria alle spese, il maggior numero dei vostri commissari ha giudicato essere opportuna cosa il pro- porvi che vogliate da 10 centesimi ridurre a 3 (e non solo a 3 come il Ministero propone) la tassa che per ogni giorno pagano in ragione di tonnellate le navi in quarantena. Code- ste navi pagano giá la tassa sanitaria all’approdo, e perciò Vequitá domanda che ne’ giorni di quarantena paghino jl meno possibile.

Taluno avrebbe desiderato che il criterio, su cui si fonda la gravezza, non fosse desunto soltanto dalla capacitá della nave, ma in parte da quella, in parte dal peso e dal valore delle merci. Di ciò fu lungamente discusso nel Congresso in- ternazionale, ma vi prevalsero opinioni contrarie. E con ra- gione, perchè, se si dovessero tassare le merci in ragione del peso, quelle di poco valore potrebbero pagare piú delle pre- ziose, e se si volesse fare la stima del valore, occorrerebbero ispezioni e perizie che alla finanza spesa grave, ai commer- cianti recherebbero grave molestia. Ma checchè di ciò si pensi, la convenzione internazionale vieta un diverso assetto su questo capa.

Era caduto nel pensiero si potessero diminuire le tasse sulle navi provenienti dalle Americhe e dal Levante, mante- nendo quelle che ora pagano i piroscafi. Ma, posciachè im- porta grandemente ai commerci ed alla prosperitá delle cittá marittime che si agevoli la navigazione a vapore, si è creduto conveniente di seguire l’esempio della Francia.

Propone il Ministero si riduca da 5 a 2 lire la fassa gior- naliera dei passeggeri non poveri che fanno quarantena nei lazzaretti: i vostri commissari propongono invece che sia del tutto abolita; conciossiachè, quantunque essa sia permessa dalla convenzione internazionale e sembri giustificata dalia spesa che il Governo deve fare per accomodare coloro che fanno quarantena di alloggio e di suppellettili, pure non pare equo si paghi un alloggio che è forzato. Cosí in confronto della tariffa francese, la nostra sará su questo capo piú libe- rale, e noi avremo dato un altro passo su quella larga via che gli Stati solleciti dello incivilimento debbono battere co- stantemente. $

I vostri commissari hanno fermata l’attenzione sull’arti» colo 4 della legge introdotta dal Ministero e sugli ‘altri due che ne discendono. Prima di ogni altra cosa hanno voluto accertare se, cassando l’ufficio di direttore della sanitá in Cagliari, non fosse a femersi che l’isola di Sardegna incon- trasse gravi difficoltá nei casi in cui è necessario il risolvere e provvedere senza porre tempo in mezzo. Ma dal fenore degli articoli che tengono dietro al quarto e piú dalle infor- mazioni assunte ogni dubifazione è stata tolta, perchè il con- sole marittimo ed il Consiglio sanitario di Cagliari hanno ve- ramente la stessa autoritá che Ia legge ed i regolamenti ze» cordano al direttore. D’altra parte Ja facoltá sin qui accor- data alla direzione di Cagliari, come a quella di Genova, di tenere carteggio coi Governi e coi magistrati forestieri può essere cagione di informazioni ripugnanti l’una coll’altra e di equivoci che, tenendo in sospeso gli animi di quei magi- strati, procaccino al commercio danni, dei quali il nostro Governa debba stare a sindacato. Egli è dunque pensiero del Ministero di conservare a Cagliari il magistrato sanitario con Latte le prerogative che ia legge del 2 dicembre sancisce, ma di pon conservare un direttore, il quale, rispetto ai Governi