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Consolato, non certamente per mancanza di xelo e di operosità nei magistrati, aia per il grande increménto delie quotidiane contestazioni, e per la provvisoria esistenza dcgìi attuali giudizi commerciali. Quindi sino a che dal Governo non s!a definitivamente provveduto, crede pure ia Commissione non doversi rigettare un provvedimento desiderato e necessario. Sono urgenti le economie ? Faceiansi, ma non nell’amministrazione della giustizia; e voglia il Cielo che dalla discussione della legge sul nuovo ordine giudiziario, colleassisie e coi giurati, possa risultare una benefica legge che renda inutile in avvenire ogni altro provvedimento come questo, il quale non è che a molto male tenue sollievo. Soppressione di comunità e stabilimenti religiosi ed altri provvedimenti intesi a migliorare ia condizione dei parroci» più bisognosi, Progetto di legge presentato alla Camera il 28 novemòre 1854 dai ministri degli affari ecclesiastici (Rattazzi) e delle finanze (Cavour). Signori t —La deliberazione presa dì fare scomparire dal bilancio passivo delio Stato la somma di lire 928,412 30, destinata a fornire di congrua i parrochi più bisognosi di terraferma, ha collocato il Governo nella indefettibile necessità di avvisare ai mezzi per cui a un tanto numero di rispettabili sacerdoti non venga meno a un tratto il ben dovuto sussidio; else a "zi la esiguità delle congrue, e la pochezza dei sussidi che la più parte dei parrochi riceveva finora dallo Stato, mostravano apertamente l’assoluta convenienza di por mano senza più a quei provvedimenti che potessero vantaggiarne meritamente la sorte. In seno ai Parlamento, e fuori, lamentavasi con ragione che, a fronte di un asse ecclesiastico da! quale si ritrae in complesso un reddito annuo eccedente dieci milioni di lire, non compresi i redditi dei singoli benefizi, le finanze dello Stato fossero tuttavia costrette ad erogare un’ingente somma per retribuire, e scarsamente ancora, i parrochi dello Stato; e che una certa parte del ceto ecclesiastico fosse largamente accivita d’ogni cosa conferente all’agiato vivere, intantnchè ia più operosa, ia più consolatrice e ia più benemerita, quella che fa di continuo penetrare in ogni parte della cittadinanza gli spiriti evangelici, difettasse quasi dei necessario. Ma a tale disparità di condizione procedente da! troppo ineguale compartimento dei beni non si potrebbe altrimenti rimediare, salvochè diradando sensibilmente il numero degli stabilimenti ecclesiastici che non sono propriamente necessari, attemperando il modo di essere dei rimanenti, e regolando la distribuzione delle rendite in guisa che una porzione almeno dell’attuale superfluo degli uni valga a sopperire al necessario degli altri; tantoché ia massa delle cose temporali destinate al mantenimento del clero ed alle spese del culto, sulle quali cose può liberamente esercilarsi come in suo dominio l’azione del Governo civile, debba lodevolmente bastare a sì fatti usi, senzachè le finanze dello Stato rimangano più gravate di un dispendio che nell’attuale condizione di cose sarebbe incomportabile. Dopo l’epoca del 1814 si credette di servire alia religione riaprendo fra noi e moltiplicando le case religiose dell’uno e dell’altro sesso, a cui vennero di mano in mano assegnati i beni che erano già stati posseduti dalle diseioite corporazioni, quantunque essi beni fossero addivenuti demaniali ; si richiamarono anche in vita le collegiate ; si ebbero come riConstitaili inciti dei benefizi semplici stati già soppressi; e con la ripristinazione delle patrie leggi si potè crearne dei nuovi. Si volle per tal modo reagire contro a quell’ordine di cose che aveva già durato per più anni a rinnovare in lutto l’antico, sebbene non fosse più consentaneo alle mutate condizioni del vivere sociale. Non sì potrebbero invero disconoscere, senza offendere il vero, i grandi e segnalati benefizi che gli ordini monastici e religiosi portarono alla società nei primordi delia loro insti tuzicne, giovando pur sempre ii ricordare che ai monaci del tenebroso medio evo la civiltà presente va debitrice dei serbati monumenti, delie lettere classiche ed antiche. Essi furono che pazienti, industri e laboriosi quando la barbarie premeva l’Europa instaurarono gii studi speculativi, che custodirono e tramandarono i semi delle arti belle, che promossero l’agricoltura diboscando i terreni, molando in campi fecondi e in popolose vallate le inospite selve, i pestilenti marosi, e ìe lande seivaggie. Sia senza dover ora riandare ciò che avvenisse degli ordini monast'ci e religiosi nella segue.nza dei tempi, basti il dire che ogni secolo ha le sue particolari tendenze e Se sue dominanti opinioni; e che fra noi il maggior numero delie ristabilite comunità religiose è lungi assai da! produrre quella morale utilità, la quale possa rifare anche in parte il danno che soffre il paese per la coesistenza di tante manimorte, le quali tolgono al commercio ed ch'industria una sì grande quantità di beni territoriali. L’indole del secolo più che mai iudustre e positiva non può mirare di buon animo quei tanti chiostri nei quali si conduce una vita ascetica e contemplativa, senzachè ne esca al di fuori un reale vantaggio alla società civile; quandoché ai bisogni morali e religiosi de! popolo ed al servizio del culto può targa/nenie bastare un clero secolare quale il nostro operoso e numeroso. Alla podestà politica non si può contendere il diritto di sopprimere, nei iermini della mera temporalità, le comunità religiose semprechè le giudichi o dannose o inutili. Essa, senza punto ingerirsi iieH’interna toro costituzione, e lasciando in disparte tutto ciò che si attiene al ioro modo di essere nei rapporti spirituali con la Chiesa, può ritogliere loro quella personalità civile che debbono unicamente riconoscere dalla sovranità del paese a cui appartengono. La soppressione delle comunità religiose vuol essere bensì accompagnala da quegli eccezionali riguardi che sono meritamente dovuti a parecchie di esse, t’opera delle quali appaia veramente socievole e fruttuosa; perché il Governo dovendo conformarsi alla pubblica opinione dove sia costante nell’accusare la inutilità e sconvenienza di certi institeli, deve similmente secondarla qualora si mostri grata e ricordevole del bene che produssero, e giusta apprezzatrice di quello che pur vadano ognora operando. Le ragioni che persuadono Ja soppressione in genere delie comuniià religiose dell'uno e dell’altro sesso valgono eziandio in parte a determinare quella delle collegiate e dei benefizi semplici. Le collegiate, a ragione di quel servizio che prestano al culto, sono instituzloni puramente secondarie ed accessorie, la esistenza delle quali non è punto necessaria come quella dei vescovadi deile parrocchie, dei seminari, e dei capitoli delle cattedrali che formano il Consiglio dei vescovi, e nei quali si riduce la giurisdizione vescovile in caso di sede va-