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PROGETTI DI LEGGE, RELAZIONI
E DOCUMENTI DIVERSI
Modificazione alla convenzione Laffitte, per la concessione della strada ferrata Vittorio Emanuele in Savoia.
Progetto di legge presentato alla Camera il 28 maggio 1854 dal ministro dei lavori pubblici (Paleocapa), di concerto col presidente del Consiglio ministro delle finanze (Cavour).
Signori! — La strada ferrata della Savoia, conceduta per legge del 29 maggio 1853 ad una società francese, è certamente una linea chiamata ad essere un giorno annoverata fra le più importanti e proficue d’Europa; ma nello stesso tempo essa si distingue fra quelle la di cui esecuzione presenta maggiori difficoltà. Ed invero, se il suo tracciato oltr’Alpi sino ad Aix ed al lago di Bourget non riesce difficile, da quel punto, sia per arrivare al suo termine estremo, la città di Ginevra, sia per raggiungere da Ciamberì il confine francese nella direzione la più breve e la più opportuna per il nostro commercio, costringe l’arte a spiegare tutta la sua potenza per superare difficoltà che sono fra le più gravi che presentino le ferrovie.
Quindi si può asserire che, se i promotori di questa grandiosa impresa giunsero a riunire tante sottoscrizioni quante si richiedevano per darvi esecuzione, ciò è dovuto, non solo al sussidi speciali di cui il Parlamento fu largo per essa, ma altresì a quell’ardore di speculazione che si era svolto sui principali mercati di Europa al finire del 1852 ed al principiare del 1853; ardore che faceva sì che le imprese industriali anche le più difficili fossero accolte con favore dai capitalisti.
Non è dunque a meravigliare se la crisi annonaria che scoppiò pochi mesi dopo ottenuta la concessione della strada della Savoia, e la crisi politica che venne tosto ad aggiungersi a quella per aggravare sempre più le condizioni economiche dell’Europa, rendessero alquanto incerta ed esitante la compagnia nei primordi delle sue operazioni. Essa però compiè a tempo debito la cauzione prescritta dalla legge, ed, eccitata dal Ministero, diede opera a far eseguire gli studi preparatorii delle sue linee, affidandoli alla direzione di un ingegnere di bella fama, chiaro per l’esecuzione in Francia di opere di gran momento.
Compiuti gli studi di una parte delle linee che comporre devono la rete concessa alla compagnia, questa pareva disposta a dar principio ai lavori, se non che dal Governo reputavasi poco provvido consiglio l’approvare un tronco isolato senza accertarsi prima che fosse tracciato in modo da potersi coordinare opportunamente cogli altri tronchi non ancora studiati.
D’altronde i fondi disponibili essendo insufficienti all’esecuzione di quelle linee, non conveniva intraprenderle senza essere certi di poterle portare a compimento. Il Governo insisteva quindi per maggiori studi e nuovi versamenti.
Frattanto la condizione economica delle Borse di Parigi e di Londra, peggiorava ognora più. Dichiarata finalmente la guerra, da alcun tempo considerata come inevitabile, le imprese industriali caddero in tale scredito, che sarebbe stato vano lo sperare dagli azionisti della strada ferrata della Savoia, nelle condizioni del loro contratto, un qualunque ulteriore versamento di fondi.
È fatto incontrastabile che le crisi economiche, e più ancora le politiche, esercitano sulle azioni industriali una influenza più nociva che sui fondi pubblici. Mentre questi scapitano del 10, quelle scapitano del 20 per cento. Mentre i Governi, a patti duri bensì, trovano ancora a smerciare delle rendite, riesce quasi impossibile alle compagnie il procurarsi fondi a qualunque costo.
Di questa verità ne abbiamo sott’occhio fra noi dolorose prove; lo straordinario ribasso sofferto dalle azioni delle ferrovie di Savigliano e di Novara ci dimostrano che anche le imprese le meglio combinate, d’esito non dubbio, sono in tempo di crisi abbandonate dai capitalisti. Quello che accadde da noi si verificò pure in Francia, e nella stessa Inghilterra, quella terra classica dello spirito d’azione applicato alle