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incremento non s’ebbe questa principale rete dì strade, se non quello portato dall’editto ti marzo 1825 in favore delle linee da Genova alla Toscana, e da Ciamberì a Ginevra, rescindere le quali dalla rete delie strade reali era stala una aperta contraddizione alle disposizioni delle regie patenti del 1817. Poi passarono lunghi anni di profonda pace, durante i quali, nei paesi vicini di Francia e del regno lombardo-veneto, la rete delle strade nazionali ampliavasi con crescente sviluppo, senza che nel nostro ottenesse alcun aumento : onde, per quanto riguarda l’estensione delle strade reali, ci troviamo attualmente a quel punto stesso ai quale eravamo trent’anni fa. Ora il Piemonte, considerato nella sola parte di te.rraferma, esclusa cioè l’isola di Sardegna, la quale è in condizione affatto eccezionale pella sua posizione geografica, ed è stata dotata già d’un più largo sistema di strade reali, il Piemonte, dieevasi, è nella sua superficie la decima parte della Francia. Una minore proporzione si riscontra nella popolazione dei due paesi, poiché quella di Francia non è che otto volte maggiore della nostra. Ma se si paragona invece l’estensione delle strade nazionali nell’ano e nell’altro Stato, la proporzione è di gran lunga maggiore. In Piemonte non abbiamo attualmente che chilometri 1188 di strade reali, cioè appena una trentesima parte delle strade reali di Francia, ossia prendendo norma dall’estensione superficiale tre volte meno di quello che dovremmo averne per trovarci in pari grado. Ed a scapito nostro è pur da notare che in Francia vi sono fiumi e canali che offrono una sicura e perenne navigazione per ben 4000 chilometri, e che in Piemonte questo genere d’interne comunicazioni, se non può dirsi che manchi intieramente, si limita però a corsi d’acqua cosi brevi, saltuari ed imperfetti, che poco vantaggio possono recare al commercio. L’inferiorità nostra è pur grande per rispetto alle strade provinciali, sebbene in minor grado. Noi abbiamo chilometri 3413 di questa categoria di strade, cioè poco meno di un duodecimo di quelle di Francia, anziché un trentesimo, come avviene pelle strade nazionali: disparità notevolissima che, a giudizio nostro, dimostra ognor più la insufficienza deilo sviluppo dato tra noi alle strade reali, la quale costrinse le provincie a sopperirvi, per quanto le forze loro economiche lo consentivano, estendendo viemaggiormente le strade provinciali, Il paragone è molto più sconfortante se noi gettiamo lo sguardo suila vicina Lombardia. Ivi neiì’estensione di chilometri quadrati 21,500, cioè di soli due terzi circa della superficie del Piemonte, troviamo una rete di strade reali, che, sotto le varie denominazioni di postali, commerciali e militari, sono tutte mantenute dallo Stato, e presentano uno sviluppo di chilometri 2867, che è quanto dire circa due volte e mezzo e più che in Piemonte assolutamente, ed ia proporzione di superficie sei volle e un quarto di più. È vero che in Lombardia non esiste una speciale categoria di strade provinciali, ma invece evvi una vastissima rete di ottime strade costrutte dai distretti amministrativi e da consorzi, e talvolta da comuni isolati, e così ben ripartite che poco ormai lasciano desiderare, e che, unite alte molteplici strade dello Stato, presentano un complesso che non ha l’eguale in alcun altro paese dell’Europa continentale. Ed anche qui è da considerare che ia Lombardia è ricchissima di canali di navigazione e di fiumi navigabili, e tali mantenuti a spese dello Stalo, che tutti insieme sommano a più di 900 chilometri, oltre ai molli laghi su cui si esercita una navigazione assai florida. È stato da taluni supposto che il difetto di strade reali in cui versiamo derivi da una eaitiva applicazione de! regolamento del 1817, che non siensi cioè costruite e mantenute a spese dello Stato tutte quelle strade che, secondo le definizioni e i caratteri assegnativi dal regolamento medesimo, avrebbero dovuto essere riguardate coaie strade reati. Sostiensi per esempio da alcuni, e già più volte n’è stato tenuto discorso a questa Camera e fattone argomento di petizioni al Parlamento, che tutte le strade per le quali si va ad un forte dovessero essere messe nel novero delle reati, forse perchè nel regolamento è disposto che come tali siano riguardate quelle che interessano lo Stato rispetto alle relazioni militari. Ma questa condizione non è abbastanza adempiuta dalla sola circostanza che sullo stradale od in prossimità di esso si trovi un forte. Non basta che una strada sia battuta da convogli militari che vanno e vengono da una fortezza per dichiararla strada militare, perchè a questi convogli è naturalmente libero, come a tutti gli altri, l’uso d’ogni strada pubblica, qualunque ne sia la classe. La disposizione delia legge si riferisce evidentemente alle strade strategiche, cioè quelle che interessano altamente la difesa dello Stalo, facilitando l’attuazione di un ben ordinato piano di guerra, e procurando modi di difesa o di attacco più sicuri, più pronti e più infesti ai nemico. E sotto questo punto di vista non par dubbio che abbia a considerarsi come nazionale una strada che indefessa lo Stato pei riguardi militari, quantunque serva nel tempo stesso a! commercio e ad altri interessi, sien pur locali, dèi territori attraversati, imperciocché si può sicuramente affermare che in uh paese in tutta la sua estensione assai popolato e industre non avverrà mai che una lunga linea stradale sia esclusivamente strategica e non giovi insieme ad altri usi sociali, Secondo questi principii si sono aperte in Francia a spese dello Stato tante strade militari che pur giovano eminentemente ai dipartimenti attraversati e vicini, come sono specialmente quelle della Bretagna e della Vandea sovraccennate, e in Lombardia furono così aperte le strade dello Stelvio, della Valcamonica pel passo del Tunal, dei Zappetti d’Aprica, della Val del Chiese e del Lago d’Idro, per tacer d’altre che tutte diedero vita e prosperità alle alpestri valli che percorrono. Ed è secondo ì principii medesimi che dovrebbe intendersi ed applicarsi la succitata disposizione delia legge del 1817. Altri hanno riguardato come difettose le suddette definizioni e caratteri assegnati alle strade reali nel regolamento 1817, avvisando che con alcuni di essi si venisse a stringere troppo la categoria delle strade reali; con altri la si ampliasse di soperchio, e che volendo poi correggere questi difetti nell’applicare le disposizioni generali de! regolamento suddetto, si venisse a porsi con esse in aperta contraddizione, onde ne risultasse un sistema stradale incompleto, difettoso ed ingiusto nella sua ripartizione. I! Ministero riconosce in gran parte fondate queste censure, ma è lungi dal credere che l’insufficienza o la cattiva ripartizione delia nostra rete di strade reali proceda da un originario vizio del regolamento, nè che si possa con un regolamento nuovo, o con nuove definizioni e indicazioni astratte di caratteri propri delle strade reati, aver norme certe per ampliarne e modificarne il sistema. Che se si volesse definire come strade nazionali quelle che sono utili al commercio ed airindustria della generalità dello Stato, si riuscirebbe difficilmente a trovare una strada a cui questa qualità non potesse essere giustamente contestata da molte provincie. Una ben ordinata rete di strade nazionali deve adempiere