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sessione del 1853-54


rimarrà ancora in quantità notevole, avvisò il modo di trarne partito onde evitare il grave discapito che deriverebbe all’erario qualora si dovesse rinunciare all’uso di detta carta.

A questo fine tende il progetto di legge già sancito dalla Camera elettiva ed ora sottoposto alle deliberazioni del Senato, per cui si autorizzerebbe la continuazione dell’uso e dello smercio della carta bollata prima d’ora fabbricata di qualsiasi dimensione, che si troverà invenduta al 31 marzo prossimo, comunque non lineata, purché munita dei bolli all’ordinario od allo straordinario corrispondenti alle sue destinazioni, in conformità della detta legge 9 settembre 1834.

Il divisato provvedimento avendo evidentemente per iscopo di procurare all’erario dello Stato un notevole vantaggio senza verun aggravio al pubblico, la Commissione di finanze non ha menomamente esitato nel riconoscerlo meritevole di accoglimento.

Considerando poi, come verosimilmente debba succedere che all’epoca sopra indicata del 31 marzo i privati siano ancora ritentori di carta bollata o di registri rivestiti di bollo, di cui l’uso ha da cessare, e che perciò ne sentirebbero danno, la Commissione si credette in dovere di conoscere quale fosse in proposito il pensiero dell’amministrazione, e venne accertata, come già presumeva, che, ad esempio di quanto fu adottato in eseguimento della precedente legge del 22 giugno 1830 sulla carta bollata, nel regolamento da approvarsi con decreto reale, che deve emanare giusta l’articolo 2 dell’attuale progetto di legge per l’eseguimento della medesima, sarà provveduto in modo da conciliare anche in tale parte gli interessi dei privati con quelli dell’erario.

Resta unicamente ad avvertire che per isbaglio sarebbesi indicato nell’articolo 2 del medesimo, l’articolo 18 della legge 9 settembre ultimo, quando invece si è l’articolo 16, cosicché venne corretto questo errore materiale.

A nome pertanto della Commissione ho l’onore di proporre l’adozione pura e semplice del progetto di legge di cui si tratta.



Aumento del capitale sociale della ferrovia
da Torino a Susa.

Progetto di legge presentato alla Camera il 30 novembre 1854 dal presidente del Consiglio ministro delle finanze (Cavour).

Signori! — La legge del 26 giugno 1832 stabili che alla spesa di costruzione della strada ferrata da Torino a Susa si sarebbe sopperito mediante l’emissione, per un valore corrispondente al suo costo, di azioni alle quali veniva abbandonato la metà del prodotto lordo da ricavarsi dall’esercizio della strada, ed assicurato in ogni evento l’interesse dei 4 e mezzo per cento, interesse che doveva essere loro corrisposto dall’erario pubblico, anche prima dell’apertura della strada.

Invece poi di disporre, come suole praticarsi in quasi tutte le imprese industriali e segnatamente in quelle che hanno per iscopo la costruzione di ferrovie, che gli interessi dalle finanze anticipati facessero parte del conto capitale, volle che di questi le finanze venissero compensate sui prodotti assegnati agli azionisti, quando tali prodotti superassero il tasso minimum del 4 e mezzo per cento ad essi guarentito.

Una tale disposizione, che si riconosce in ora contraria del pari agli interessi dello Stato ed a quelli della società, fu adottata perchè all’epoca dell’emanazione della sopra citata legge si considerava come pochissimo probabile il ricavo dall’esercizio della strada di un prodotto netto maggiore del 4 e mezzo per cento, e si voleva quindi limitare al possibile l’emissione delle azioni, onde renderne men difficile lo smercio, sia ai costruttori delta strada, sia allo Stato fra i quali esse dovevano venir divise per giusta metà.

Il movimento però che si è sviluppato sulla ferrovia di Susa, tosto che fu aperta al pubblico, superò di gran lunga la generale aspettativa, e, dopo pochi mesi d’esercizio, riuscì evidente che i prodotti della strada sarebbero stati tali da far godere agli azionisti un interesse maggiore di quello ad essi assicurato, quando le finanze non avessero avuto il dritto di prelevarne una parte per ricupero delle fatte anticipazioni.

Infatti gli introiti d’ogni natura sulla ferrovia di Susa dall’epoca della sua apertura furono i seguenti:

Nel mese di giugno L. 48,483 83
 » luglio » 80,912 13
 » agosto » 32,226 73
 » settembre » 33,726 73
 » ottobre » 86,197 88
Totale L. 263,347 32
ossia un prodotto mensile medio di lire 32,700.

Gli introiti del mese di novembre ora spirante, che già possono con certezza valutarsi, aumenteranno anziché diminuire tale media.

Calcolando su questa base, l’annuo prodotto della strada sarebbe di lire 632,400, e la metà da attribuirsi agli azionisti lire 316,200.

Ora gli interessi del 4 e mezzo assicurati agli azionisti sul costo reale della strada di lire 6,270,000, non sommando che a lire 282,130, ne consegue che, ove la società non avesse verun debito verso le finanze, essa potrebbe ripartire un dividendo di lire 34,050.

Si potrà forse da taluno avvertire essere i mesi dai quali l’annuo prodotto venne dedotto quelli che sono i più proficui; doversi calcolare sopra una diminuzione d’introiti nella stagione iemale, e che perciò si deve fare assegno sopra una rendita minore di quella sopra stabilita.

Quest’obbiezione sarebbe valevole quando si trattasse di una strada da molti anni aperta al pubblico, sulla quale già si fosse sviluppato il movimento al quale dà ovunque origine lo stabilimento di celeri ed economiche comunicazioni. Ma se si osserva che i prodotti sui quali si poggiano i nostri calcoli si verificarono nei primi mesi d’esercizio della strada, durante una parte dei quali non era ancora ordinato il servizio delle mercanzie, e che questo si ottenne in condizioni economiche ed igieniche del paese sfavorevolissime, non si potrà più riputare esagerata l’ipotesi da noi adottata.

È certo che, se la strada di Susa avesse trasportate sin da giugno le merci tutte come le trasportò in ottobre; se il concorso dei viaggiatori non fosse stato in agosto e nei mesi successivi scemato dall’invasione del còlera, si sarebbe ottenuto una rendita molto maggiore, e la media mensile da noi stabilita in lire 52,700 sarebbe stata di oltre alle lire 60,000.