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tornata del 13 maggio 1848



Non vi ha uomo superiore al suò secolo, e tutte le classi della sccietà si risentono più omeno dell’impulso morale dei teunpi; ed in quella guisu che voi, 0 Signori, non siete quei grelti giureconsulti dei secoli mentovali, del pari i Magistrati di oggidi non intinigono nella pece dei passati. Sofftite adunque che io vi chiami ingennati se credete chie sotto una toga di Magistrato non possa în questi avventurali giorni palpitare un cuore liberissimo. Voi siote abbastanza ragionevoli perelè io non debba sopporre che a quella vostra regola generalissima non vogliate ammettere eccezione verona. Sonori adanque Magistrati degni, amalori delle libertà cittadine. E quali sono questi, o signori? Gerto quelli che -il popolo vi mandrra se dere con noi in questa Camera. in verità non è alcuno di noi Magistrati che sia qui venuto per inftenta det potere. No, signori, il popolo ci ha eletti; quel popolo che ha un istinto di conpscere coloro che lo amano. La libertà che sorge or ora è per lo melo così gelosa quanto l’amore nascente, € voi non durerete fatica a persuadervi ele se vi ha tra i Magistsati alcun uomo tenero del regresso, il popolo non lo elegge per suo rappresentante (Voci generali: bene, verissimo).

Voi direte per avventura che io sono troppo caido patrocinatore della mia causa. Ma non è la-mia-causa che io difendo, 0 Signori, sibbene Ja questione di massima, d’interpretazione di legge, la quale a parer vostro porterebbe la esclusione di una classe intiera fra le più rispettabili della società.

E se anco dovessi difendere me stesso, mi vedresle con alto piglio € con.fronte serena salire a questa bigoncia per salvare ame il più prezioso di tulli i diritti politici, io dico quello della rappresentanza nazionale. Non così fece l’onorevole avvocato Brofferio;- ed io rimasi pressochè stordito nel vedere l’uno dei più celebri giornalisti d’Italia propugnare ana sentenza contraria ai principii di libertà che ci professa ed ai suoi più cari interessi, Osservate, vi prego, In natura dello Statuto, E vi par egli che sia libertà vera là dov manchi luna delle più essenziali guarentigie della libertà? Or quale è questa? D’inamoribilità dei giudici; avvegnachè senza essa non si tende libertà di giudizi, nei quali sia renduta forte, sincera, immutabile giustizia. La giustizia; o signori, è il primo bisoquo dei popoli; e il primo dovere dei régnanti sotto qualunque foggia di gorerno. Nè io etîuno che possa essere importar tissinna quando si debba renderla sotto la verga del timore. La Francia, che iniziò la sua libertà repubblicana col torre all’ordine giudicante l’inamovibilità di cui godeva, non mi dà fiducia di un Lroppo lieto avvenire, e motivo ho di temere che non diventi essa una repubblica illiberale, un governo popotare senza libertà,

Ma tornando ai mio proposito, vogliate fissare l’occhio della mente nei delilli di stampa, così facili a commettersi, e però più freipuenti di-ogni altro delitto. Siffatti delitli saranno, quanto all’applicazione della. pena, giudicati dai tribunati. Ditemi ora, da giudici amovibili ad ogni cenno del Ministro della giustizia, sporale a voi indipendenza e milezza di giudiri? E perché dunque il signor avvocato Brofferio ha voluto colante eloquentemente discorrere contro ‘gl’interessi di ciascheduno che scrive, e specialmente dei giornalisti? (Grida: bravo, bravo!).

Lasciate che io cotchiuda con un’osservazione che mi sembra Iroppo necessaria nelle presenti condizioni della nostra Italia (Voci: udile, qdite). Signori, discorrendo nel mese ora pessato ai’.mici concittadini, raccomandai ad essi la moderazione, Un barbaro, iò diceva, Vologeso Re dci Parti, era solito di afformare ele la moderazione è apprezzata dagli uotini più potenti, e premiata dagli stessi Del. La verità prima tra le virtà politiche, secondochè scrive l’onorando nostro Gesare Balbo, è la moderazione; e quella penna nobilissima di Alessandro Verri lasciò seritlo che gl’ingegni più sublimi sogliono i giudizi delle cose grandi temperare colla più grande moderazione.

Queste eose iv ricordava ai miri concittadini, e ora qui soggiongo che la moderazione è it sale e il condimento di tutte fe virtù. Come senza safe non si gustano i cibi, così non è Virtù che appaia dove non sia congiunta ‘alla moderazione.

Senza essa la prudenza è timidezza, la fortezza è ostinazione, la libertà è licenza, e la pietà, la pietà’stessa non è se non se superstizione © fanatismo. ‘Prima essenziate condizione del fare è il far bene, e-per avviso di Gian Domenico Romagnosi, non si fa mai bene quando si fa troppo.

Or voi, o signori, eti piace rimuovere dalla vostra adunanza tutti î Magistrati, anche»a costo di diehiararli amovibiti contro ta leltera della legge e lo spirito del legislatore, volete certamente troppo più che non si conviene. Ma posto che vii ciate it partito, di che dubito forte per la sapienza di questa Camerà, che avrete voi conseguito di durevole, di grande per la libertà? Voi non avrete magistrati, ma f popoli vi manderanno forse fantl altri officiati d’ordine secondario, nei quali sarà perciò stesso meno’sperabile l’indipendenza delle opinioni, l’altezza del caraltere. Male inizia la libertà là dove s’incominei ‘dagli eccessi, perocchè nulla di violento dura quaggiù o sì perpetua. fo volgo gli occhi intorno agli seanni di questa rispettabile assemblea. «lo veggo all’incirca cento quaranta avvocati (Riso unfreragle d’approvazione). Or duaque se potele tra voi accogliere un sì gran numero di benemerili giurisperiti, piacciavi dî non rimandare dalta vostra presenza un numero assai minore di magistrati, i quali hanno l’intiona coscienza di amare le libertà cittadine quanto ogni attro di voi (L’oratore scende dalla tribuna in mezzo aglt applausi di tutta la Camera, complimentato con una stretta di mano da tulli i Ministri e da gran parte degli altri Depulati, e si mette nel suo luogo a sedere).

PALLUEL, Messieurs. Sans doute ce serait une timérité de ma part de: prendre la parole sur une aussi imporlante question, aprés les brillanis orafeurs que vous venez d’entendre, si j’avais la pensée de revenir sur les moyens déjà exposés en faveur de l’admission. Hs ne poutraient que s’affaiblir en passant par ma bouche.

Mais il est encore deux points qui n’ont éIé qu’à peini diqués ct qui me semblent devoit exercer une grande infivence dans la quesfion. Je veux avant ‘Lout exposer d’une maniére bien uelte comment j’entends la compétence de la Chambre sur l’objet actuei de la discussion. — Si Pon pense interpréter d’une maniére générale le Statut fondamental, de maniére è en modifier lesprit sans le concours des autres pouvoirs de l’Etat, c’est une erreur. La Chambre n’est pas compétente. N’étant pas encore conslituée, elle n’exerce encore lajuridiclion que sur les pousoirs des Députés. En outre cette interprétalion, pour s’élever è la hauteur d’une loi obligaloire pour tous, devrait passer préalablement par les Spreuves et les formalités que le Statul indiqua. Retenons done que la décision que va rendre la Chambro me peut avoir d’aulre portée que celle de confirmer cu anuller l’élection du conseiller Siolto-Pintor.

Pour fixer l’esprit du $ 1 de l’article 98 de la loi électorale, il faut rocourir aux articles 69 et 70 du Slatat. Or ces deux articles s’expliquent l’un par l’ gutre: le premier contemple les juges que le Roi nommera è l’avenir, le second se rapporte à coux déjà nommés, c’est-à-dire existants au moment de la mise en vigueur ‘du Statut. Car, notez-le bien, d’après