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tornata del 13 maggio 1848



nen posso lasciar passare inosservata la proposizione che vi è detts, che cioè quest’ insegnamento contribuisse a rendere la gioventù, che frequentava l'Università, più servile.

A distruggere quesl'asserzione valgano le virtù civili che da tutti farono riconosciute nei professori che insegnavano il diritto nell'Università, virtà civili che non si smentirono fra noi anche nei tempi più tristi.

“51, 0 signori, Anche nei tempi ‘più dolorosi. cie seguirono il 1824 (questo ‘lo posso atlestarveto, perchè allora iv frequen- tava l'Università, 6 molti la frequentavano che siedono in questa Camera, voi lo sapete), anche allora se i nostri profes- sori erano obbligati ad ua eccesso di prudenza dalla tristezza dei tempi, non mancava certamente nell’intsegnamento la di- guità, non mancava nella loro vita l'esempio delle virtù civili.

Signori, fo so meglio che-altri quanto si aspetti da chì regge Je.cose dell'insegnamento pubblico; non so se potrò soddisfare ail’ alto incarico che il Re mîi ha commesso; all'alto impe- gno che io ho assunto verso Ja mia nazione nell’assumere l'uf- fizio di Ministro dell’Istrozione pubblica: Cerlamente mon mancherà per mia volontà se col concorso del Corpo inse- guante e col consiglio di quelli che amano la scienza, l’inse- guamento da noi sia degno di un popolo libero, degno di un popolo Italiano. Io prendo solennemente l'impegno di fare quanto starà in me per giungere a questo scopo, ‘ma debbo |

anche dichiarare che io non credo dover esigere gran: falto più di quello che si è fatto finora da chi avea l'insegnamento nella nostra Università, rispelto alia virtù civile; rispetto alla dignità dell’insegnamento, aila generosità dei sentistenti.

summa fu. Signori, spiacemi che ié prime mie parole davanti all’augusia nazionale assembjea possano sospeltarsi spirate dall’amor proprio, 0 da considerazioni di personale teresse, Membro dell'ordine giudiziario, veggo nella capncità de’ miei colleghi attaccata anche la mia. So che nei liberi Go- verni evvi un’ambizione lecita, onesta, lodevole, quella di ar- recare negli affari della patria il frutto dei proprii lumi e della propria sperienza; ma quando voi saprete, o signori, che Jungi dall’ansbirla, io non ho neppure desiderata la deputa- zione, quando saprete che l'accettazione dei tre mandati,. che in tre -liversi collegi mi ‘furono conferiti, imporla per me un gravissimo sacrifizio, spero vorrete con maggiore benero- glienza accogliere le brevi parole ie. La questione che oggi altira l’attenzione della Camera, la questione per me prin- cipale è quella che emerge dalla prescrizione della legge elettorala combinata con quella del fondamentale nostro Sta- tuto, Si polrà, o signori, formolarla în questi termini: la decorrenza del triennio, necessaria per la inamovibilità de' fua- Zionati dell'ordine giudiziario, deve ella computarsi dalla data dello Statuto, eppure deve calcolarsi dal.tempo dell’ effettiro ingresso tn funzione? Credo vera la seconda,.piattosto che la prima opinione, edi più la credo consentanea alla- legge, onsontaneaallo stesso beninteso interesso delle nostre liberali istituzioni.

‘Ma prima cite io discuta brevemente questa questione, mi permetta questa onorevole assemblea che a nome del collegio ebè ho Ponore di rappresentare, che a nome dell'intera Sarda Nazione, interpretando anche il voto dei miei colleghi conde- pulati, io manifesti alla Camera la riconoscenza la più sentita per la solenne prova di simpatia e di amore che oggi vi siete compiaciati di darle, La Sardegna da più di un secoto rico giunta all'Italiana famiglia solto l'ombra dell'aquila Sabauda fa da quel tempo in qua poco conosciuta, epperciò male giudicata. Rallegrati però, patria mia diletlissima, terra Peletti ingegni, @ di cuori generosi. lo provincie subalpine oggi con fe si striagono in uno stesso amplesso fraterno ,. e l'ora della tua compita rigenerazione è assi- curate.

Reso alla Camera per quanto per me si polesse meglio que- sto tributo di gratitudine della Sardegna, io ritorno alla quistione che mi ha fatto salire la tribuna.

Lo scopo della legge, per mio avviso, altro non è che quello di compiere la Camera elettiva di persone per quanto si può indipendenti dall'influenza del potere. Ora Pindipendenza dei Magistrati è conseguenza diretta della loro inamovibilità. Che se la legge avesse’ voluto sospendere questa inamovibilità sino alla decorrenza del triennio, pare a me che non già di ter- mini di tempo presente, ma di empo futuro, ella si sarebbe servità; appunto perchè dî tempo futufo, ossia alla decor renza del triennio, era rimosso ‘l'esercizio del diritto dalla legge conferito. La legge che assoggetta i funzionari dell’ or- dine giudiziario alla decorrenza di un periodo di tempo per poter essere membri di questo augusto consesso, assoggetta eguelmento e magisirati, e ministri, e dipiomaticie militari, per poter far parte dell'Alta Camera dei Senato. °

Ora, 0 signori, quanti Senatori non ha scelto il Re fra que- ste quattro categorie; che pure non: hanno ancora. percorso questo triennio di prova? Ma se la norma migliore per iu- terpretar la legge è ii fafto del Legislatore, non so, o signori, quale argomento più valido possa qui apportarsi per raggiun gere il vero e generico senso della.legge. To non terrò conto, © signori, della valida cooperazione che i lumi e l’esperienza della nostra magistralura potrà arrecare ai gravissimi lavori della Camera: vedo in questo angusto consesso raccolte molte celebrità del foro Ligure e Piemontese, vedo molte sommità di merito edi sapere perchè io non tema ché anche rimossoil con- corso della magistratura, le nostre istituzioni liberali abbiano a soffrire per ciò ateun pregiudizio nell’ueriore loro sviluppo.

Ciò nondimeno eredo che se un' interpretazione diversa da quella che io do , potesse qui adottarsi, forse che, se non dan- nosa, sarebbe quanto meno disconveniente.

Qualunque sia Podierno pensare de’ nostri monti , è per me, o signori, sempre certo cl dei magistrati.è una vera conquista che lo spirito liberale fece contro la perniciosa infinenza del Gabinetto. Ora rimettete, o signori, l'inamovibilità dei magistrati sino al decorso del pe- riodo triennale, con questo solo falto sospenderete per tre anni l’ influenza benefica di quella guarentigia che è la gua»

rentigia migliore delle liberali istituzioni perché è noto, 0 si- gnori , che l'inamovibilità del magistrato, assicurando l’indi- pendenza dei giudici, assicura nel lempo stesso l'indipendenza dei giudizii, Se non che l'opinione pubblica non pare che sia consentanea a questa soluzione che vorrebbe darsi alla que- stione ; moltissimi collegi hanno portato agli stalli di questa Camera persone che fanno parte della magistratura Piemon- tese e Sarda. In moltissimi allri le candidature dei magistrati ferono promosse dose con maggiore , dove con minore sue»

cesso; e sarà conveniente, 0 signori, il tener nessun conto di quest’ opinione pubblica così solennemente manifestata? E potrà oggi la Camera disconoscere affatto l'influenza di questa forza onnipotente in faccia alla quale, nel 1848 ,‘crollano i baluardi e si spuntano le baionette ?

mixio. Signori, mi gode l'animo di poter aprire la prima volla la parola innanzi ai mandatari del popolo, discutendo una questione per sè rilevante. Ardua, perchè sostenuta e combat- tuta, come testè udiste, da elettissimi oratori; importante perchè si tratta di assicurare o di togliere alla nostra Camera illustri magistrati in circostante palpitanti di mille affetti diversi evi- tali, nelle quali si tratta niente meno che di stabilire e fondare il trono del Re Italiano sovra forti, sovra splendide, sovra gene-