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x - dialogo sopra la nobiltà 35


Gualtieri, da Gualtieri Rolando secondo, da Rolando secondo Agilulfo, da Agilulfo...

Poeta. Cappita! voi siete fornito d’una sperticata memoria, voi. Egli si par bene che voi non abbiate studiato mai altro che la vostra genealogia.

Nobile. Ora ti dái tu per vinto? mi concedi tu oggimai che io e gli altri nobili miei pari meritiamo rispetto e venerazione da voi altri plebei?

Poeta. Io vi concedo che voi aveste di molta memoria, voi e i vostri ascendenti; ma, se cotesto vi fa degni di riverenza, io non so perché io non debba dare dello «illustrissimo» anco a colui che mostra le anticaglie, dappoiché egli si ricorda di tanti nomi quanti voi fate, e d’assai piú ancora. Ma ditemi per vostra fé: se il fu vostro legnaiuolo o il fu vostro calzolaio si ricordassero per avventura i nomi de’ loro antenati, poniam caso, fino a’ tempi del re Alboino, non sarebbon eglino perciò nobili quanto voi, e non dovrebbesi anche loro, cosí come a voi, il titolo dell’«Eccellenza»?

Nobile. È egli però possibile, animale, che tu non ti avvegga quanta differenza ci corra tra me ed essi? ché dove quelli è verosimile che derivati sieno da altri legnaiuoli e calzolai, io al contrario ognun sa da quanto celebri, quanto illustri e quanto grand’avoli sono disceso.

Poeta. Siete voi ben certo che sieno stati sí celebri, sí illustri e sí grandi cotesti avoli vostri, o che voi provenghiate veramente da questi, che voi credete si fatti?

Nobile. Come vuoi tu che sia altrimenti, dappoiché io ho lasciato colassú ne’ miei archivi tanti volumi, quali in istampa e quali scritti a penna, che tutti contengono la serie de’ miei ascendenti fino a quel Rolando il primo, che dianzi ti nominai?

Poeta. Affé che voi mi citate de’ molto gravi testimoni. Non udiste voi mai che di niuna cosa si dee piú dubitare che d’una genealogia, e ch’egli è proverbio fatto in alcune lingue che «niuno è piú bugiardo d’un genealogista»?

Nobile. Tu apporresti al sole. Starò a vedere che tu saprai