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sonetti | 311 |
L’altra notte si sente
miagolar su pe’ tetti in compagnia:
odonlo i topi e ruban tuttavia.
30Alla poltroneria
in pochi giorni si dá in preda; e pare
ch’altro non ami fuor che il focolare.
Poi gittasi a rubare
il lardo, i pesci e tutta la cucina;
35e lascia i topi, e vive di rapina.
Il padron si tapina
veggendo tanto mal; ne accusa il gatto;
e finalmente lo coglie sul fatto.
— Oh pazzo, oh mentecatto, —
40gridò il villano inviperito allora,
— che ti credetti! Or vanne alla malora.
Per difendermi ognora
in casa ti raccolsi: or mi sta bene,
se festi come a gatto si conviene. —
CXXVIII
AD UN CATTIVO POETA
Vate non trovasi, che piú bei versi
del nostro Pontico arrivi a fare.
Tanto son facili, tanto son tersi,
che tutti gli uomini fan strabiliare.
Di scherzi nobili, di sale aspersi
sono e di favole diverse e rare:
la piú bell’opera non può vedersi;
cotanto Pontico li suol vantare.
Or sai tu, Pontico? Questi che il fòro
versi ed i vicoli fanno stupire,
tanto essi t’amano quanto tu loro:
onde spessissimo soglionmi dire
che, poi ch’egli ebbono vita e decoro
da te, pur vogliono teco morire.