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ALLA MODA

Lungi da queste carte i cisposi occhi giá da un secolo rintuzzati, lungi i fluidi nasi de’ malinconici vegliardi. Qui non si tratta di gravi ministeri nella patria esercitati, non di severe leggi, non di annoiante domestica economia, misero appannaggio della canuta etá. A te, vezzosissima dea, che con si dolci redine oggi temperi e governi la nostra brillante gioventú, a te sola questo piccolo libretto si dedica e si consagra. Chi è che te, qual sommo nume, oggimai non riverisca ed onori, poiché in si breve tempo se’ giunta a debellar la ghiacciata Ragione, il pedante Buon Senso e l’Ordine seccagginoso, tuoi capitali nemici, ed hai sciolto dagli antichissimi lacci questo secolo avventurato? Piacciati adunque di accogliere sotto alla tua protezione (che forse non n’è indegno) questo piccolo poemetto. Tu il reca su i pacifici altari, ove le gentili dame e gli amabili garzoni sagrificano a sé medesimi le mattutine ore. Di questo solo egli è vago, e di questo solo andrá superbo e contento. Per esserti piú caro, egli ha scosso il giogo della servile rima, e se ne va libero in versi sciolti, sapendo che tu di questi specialmente ora godi e ti compiaci. Esso non aspira all’immortalitá, come altri libri, troppo lusingati da’ loro autori, che tu, repentinamente sopravvenendo, hai sepelliti nell’oblio. Siccome egli è per te nato, e consagrato a