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poesie piacevoli | 51 |
Doh maledette usanze indiavolate!
Possibil che dottor non s’incoroni,
non si faccia una monaca o un frate,
senza i sonetti, senza le canzoni?
Che debb’io dire? che costei le spalle
ardita volge ai tre nemici armati,
ch’alia cella sen va per dritto calle!
Ch’amor disperasi e gl’innamorati?...
E dálie e dálie e dálie e dálie e dálie,
con questi cavolacci riscaldati!
LXXXIII
O monachine mie, questa fanciulla
è una fanciulla tutta bella e buona;
bella e diritta della sua persona,
che, come a donna, non le manca nulla.
Ella poppava quand’ell’era in culla;
poi, per forza di Cerere e Pomona,
è venuta una bella pollastrona
che finor dette al mondo erba trastulla.
Ella ha poi un cervel non dal suo sesso,
ché mai non fece una minchioneria,
se a sorte mai non la facesse adesso.
Ella è inoltre si devota e pia
ch’ella, sera e mattina, dice spesso
il paternostro e l’avemmaria.
In fine ella saria,
se Iddio daralle grazia ch’ella viva,
propio il caso per la contemplativa,
e per la vita attiva;
poiché a far berrieuocoli e ciambelle
non c’è un paio di man come son quelle.
Ei bisogna vedelle;
ch’io vi so dir che non varria danaio
appetto a lei il miglior ciambellaio