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46 | alcune poesie di ripano eupilino |
Ti citano il rimario del Ruscelli,
come farebbe un turco l’Alcorano,
e ne san quanto i gufi e i falimbelli.
E, se ti leggon un sonetto strano,
si van ringalluzzando, e si fan belli,
e dicon ch’è di stile alto e sovrano.
Or questa lista in mano
io dòtti, o nume che in Parnaso imperi,
acciocché gli conoscili questi seri
fuor dei poeti veri;
e tu, Pegaso, se ti montan suso,
rompi pur loro con un calcio il muso.
LXXV
M’ha invitato a ballar ieri ser Nanni
in cima a quattro scale sott’un tetto.
Dall’altra banda era appoggiato un letto,
e dall’altra un armadio con tre scanni.
Da un’altra parte v’erano de’ panni
sur un appiccatoio, e a dirimpetto
il focolar, la pentola, il soffietto,
le stoviglie e uno spiedo che ti scanni.
In un cantuccio v’erano de’ piatti
posti s’un acquaiuol mezzo distrutto,
uno sgabello e due cenci disfatti.
Del resto v’era luogo dappertutto
di saltare in un mucchio come i gatti,
v’era ’l bisogno, vi mancava tutto.
I sonatori a lutto
suonavan una razza di strumenti
che ti metteva i brividi ne’ denti.
Ambidue gli occhi spenti
aveva l’uno, e l’altro era storpiato,
e un, che come un ladro era stracciato,