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nota 389

bri (i, 2, 3, 4, 5, 6, 7); v. 61: Natura (2, 4, 5); v. 62: d’oro si crude brame (2); v. 65: terribil (7); v. 66: asfalto (1, 2, Ga., Bn.); dopo il v. 66, i mss. 2, 4, 5, 6 aggiungono la seguente strofa:

     Né il dí [né allor, 4, 5, 6] che arrampicasti
tra la selce e tra ’l ghiaccio
dietro agli uomini [ai popoli, 4, 5] guasti
col gran pelago in braccio,
e festi alte vendette
su le [sull’, 4, 5, 6] inondate vette?

v. 75: rammenterassi (2, 3, 4, 5); vv. 76-78: e il paventoso ciglio — rivolgerá tremendo — dal carnefice orrendo (2, 4, 5). La strofa seguente (vv. 79-84) negli stessi 2, 4, 5 suona:

     A la tua prole in seno
con la troncata salma
a cui vigor vien meno,
depraverassi l’alma,
ch’ivi impeto non trova
che a virtute la mova.

v. 85: In vano (1), alla mensa de’ regi (5); v. 86: ella stará (2, 4, 5); v. 87: superbo (1, 3), pomposo (2, 4, 5); vv. 88-89: tu n’andrai mendicando — canuto, infame e solo (1, 2, 4, 5; ma 1 ha E davanti a tu), e tu andrai ecc. come 2, 4, 5 (3, 6, 7). — L’ultima strofa in 1, 3, 6 suona:

      Per quel suolo che, adorno
di riti e leggi e studi,
tale in sé pate scorno
che agli affricani ignudi,
ben che cotanto vaglia, [saglia, 6]
e ai barbari l’agguaglia.

In 2, 4, 5, 7 suona:

     Per quel suolo che vanta
gran riti e leggi e studi
e glorie onde s’ammanta;
ma agli affricani ignudi,
benché cotanto [tant’alto, 7] saglia,
e ai barbari s’agguaglia.