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xvi - il dono 337


     25o sia che a me la fervida
niente ti mostri, quando
in divin modi e in vario
sermon, dissimulando,
versi d’ingegno copia
30e saper che lo ingegno almo nodri:
     o sia quando spontaneo
lepor tu mesci a i detti;
e di gentile aculeo
altrui pungi e diletti,
35mal cauto da le insidie
che de’ tuoi vezzi la natura ordi.
     Caro dolore, e specie
gradevol di spavento
è mirar finto in tavola
40e squallido e di lento
sangue rigato il giovane
che dal crudo cinghiale ucciso fu.
     Ma sovra lui se pendere
la madre de gli Amori,
45cingendol con le rosee
braccia si vede, i cori
oh quanto allor si sentono
da giocondo tumulto agitar piú!
     Certo maggior, ma simile
50fra le torbide scene
senso in me desta il pingermi
tue sembianze serene;
e all’atre idee contessere
i bei pregi, onde sol sci pari a te.
     55Ben porteranno invidia
a’ miei novi piaceri
quant’altri a scorrer prendano
i volumi severi.
Che far, se amico genio
óo si amabil donatrice a lor non diè?