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316 | le odi |
25— Te ricca di comune
censo la patria loda;
te sublime, te immune
cigno da tempo che il tuo nome roda
chiama gridando intorno;
30e te molesta incita
di poner fine al Giorno
per cui cercato a lo stranier ti addita.
Ed ecco il debil fianco
per anni e per natura
35vai nel suolo pur anco
fra il danno strascinando e la paura:
né il si lodato verso
vile cocchio ti appresta
che te salvi, a traverso
40de’ trivi, dal furor de la tempesta.
Sdegnosa anima! prendi,
prendi novo consiglio,
se il giá canuto intendi
capo sottrarre a piú fatai periglio.
45Congiunti tu non hai,
non amiche, non ville,
che te far possan mai
nell’urna del favor preporre a mille.
Dunque per l’erte scale
50arrampica qual puoi;
e fa gli atri e le sale
ogni giorno ulular de’ pianti tuoi.
O non cessar di pòrte
fra lo stuol de’ clienti,
55abbracciando le porte
de gl’imi che comandano a i potenti;
e lor mercé penètra
ne’ recessi de’ grandi
e sopra la lor tetra
60noia le facezie e le novelle spandi.