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286 le odi


     Con quest’arte Cluvieno,
che al bel sesso ora è il piú caro
fra i seguaci di Galeno,
si fa ricco e si fa chiaro;
65ed amar fa, tanto ei vale,
a le belle egre il lor male.
     Ma Cluvien dal mio destino
d’imitar non m’è concesso.
Dell’ipocrita Crispino
70vo’ seguir Torme da presso.
Tu mi guida, o dea cortese,
per lo incognito paese.
     Di tua man tu il collo alquanto
sul manc’omero mi premi:
75tu una stilla ognor di pianto
da mie luci aride spremi:
e mi faccia casto ombrello
sopra il viso ampio cappello.
     Qual ha allor si intatto giglio
80ch’io non macchi e ch’io non sfrond
da le forche e dall’esiglio
sempre salvo? A me fecondi
di quant’oro fien gli strilli
de’ clienti e de’ pupilli!
     85Ma qual arde amabil lume?
Ah! ti veggio ancor lontano,
veritá, mio solo nume,
che m’accenni con la mano;
e m’inviti al latte schietto
90ch’ognor bevvi al tuo bel petto.
     Deh perdona! Errai seguendo
troppo il fervido pensiere.
I tuoi rai del mostro orrendo
scopron or le zanne fiere.
95Tu per sempre a lui mi togli;
e me nudo nuda accogli.