Quivi i lari plebei
da le spregiate crete
d’umor fracidi e rei 100versati fonti indiscrete,
onde il vapor s’aggira,
e col fiato s’inspira.
Spenti animai, ridotti
per le frequenti vie, 105de gli aliti corrotti
empion l’estivo die:
spettacolo deforme
del cittadin su Torme!
Né a pena cadde il sole 110che vaganti latrine
con spalancate gole
lustran ogni confine
de la cittá, che desta
beve l’aura molesta. 115Gridan le leggi, è vero;
e Temi bieco guata:
ma sol di sé pensiero
ha l’inerzia privata.
Stolto! e mirar non vuoi 120ne’ comun danni i tuoi? —
Ma dove, ahi corro, e vago,
lontano da le belle
colline e dal bel lago
e da le villanelle 125a cui si vivo e schietto
aere ondeggiar fa il petto?
Va per negletta via
ognor l’util cercando
la calda fantasia, 130che sol felice è quando
l’utile unir può al vanto
di lusinghevol canto.