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II - la salubritá dell’aria 283


     Quivi i lari plebei
da le spregiate crete
d’umor fracidi e rei
100versati fonti indiscrete,
onde il vapor s’aggira,
e col fiato s’inspira.
     Spenti animai, ridotti
per le frequenti vie,
105de gli aliti corrotti
empion l’estivo die:
spettacolo deforme
del cittadin su Torme!
     Né a pena cadde il sole
110che vaganti latrine
con spalancate gole
lustran ogni confine
de la cittá, che desta
beve l’aura molesta.
     115Gridan le leggi, è vero;
e Temi bieco guata:
ma sol di sé pensiero
ha l’inerzia privata.
Stolto! e mirar non vuoi
120ne’ comun danni i tuoi? —
     Ma dove, ahi corro, e vago,
lontano da le belle
colline e dal bel lago
e da le villanelle
125a cui si vivo e schietto
aere ondeggiar fa il petto?
     Va per negletta via
ognor l’util cercando
la calda fantasia,
130che sol felice è quando
l’utile unir può al vanto
di lusinghevol canto.