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appendice i 267


APPENDICE I

ella scopre a te solo: e mal gradito
o mal lodato almen giugne il diletto,
quando al senso di lei per te non giunge.
35Ma pria togli di tasca intatto ancora
candidissimo lin che sul bel grembo
di lei scenda spiegato, onde di gelo
inavvertita stilla i cari veli
e le frange pompose in van minacci
40di macchia disperata. Umili cose
e di picciol valore al cieco vulgo
queste forse parran, che a te dimostro
con si nobili versi, e spargo ed orno
de’ vaghi fiori de lo stil ch’io colsi
45ne’ recessi di Pindo; e che giá mai
da poetica man tocchi non furo.
Ma di si crasso error, di tanta notte
giá tu non hai l’eccelsa mente ingombra,
signor, che vedi di quest’opre ordirsi
50de’ tuoi pari la vita, e sorger quindi
la gloria e lo splendor di tanti eroi
che poi prosteso il cieco vulgo adora.

IX.

     Poi che tant’opre e gloriose hai solo
fatte in un giorno, almo signore, or vieni
meco e discendi ne la valle inferna.
Né il lusingante con la cetra Orfeo,
5né l’armato di clava Ercole invitto,
ambo di mostri domatori un giorno,
sarien si chiaro a scintillar saliti
lá per la volta dell’etereo polo,
se non tentato giú per l’ombre eterne
10lasciato avesser l’ultimo periglio.
Né di te degno e dell’eterna Clio
saria il tuo vate, se de gli altri al paro
poi non guidasse il suo cantato eroe,
felice temerario, in faccia a Pluto.
15Vergine furibonda e scapigliata
de le cui voci profetanti tutta