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262 il giorno


con severo contegno in su le gote
5stampan di mano in man due baci appunto,
e con pari contegno in su le gote
poi ricevon da lei due baci a punto.
Tal se volgendo i due begli occhi grandi
ne le sale del ciel Giuno sen viene
10dal talamo immortale, ove rendette
padre d’un altro nume il gran tonante,
i maschi eterni e le divine temine
di letizia e di festa a lei dan segno.
A lei di Cirra il vago dio che torna
15pur or dal giro suo dove correndo
sparse di raggi d’oro ampia ricchezza,
chinasi e versa dal bocchin socchiuso
eleganze straniere: a lei Gradivo,
stretti i gomiti al fianco e il petto alzato
20e la canna pendente infra le dita,
mollemente sorride: anco Cillenio
col piumato cappel sotto all’ascella
e d’alati fermagli il piede ornato,
rompe la folla, e di lontan comincia
25a spander di parole alto profluvio,
applaudendo a la diva. Idalia intanto,
chiara nel ciel per variati amori
e per arguta di parlar licenza,
corre improvviso ad abbracciarla, e s’alza,
30e non so che susurrale all’orecchio.
Quella, semplice ancor, tigne il bel volto
d’un vermiglio importuno, e questa cade
supina in sul sedile, alti mandando
scoppi di risa, e rigonfiando ansante
35ciò che del molle seno anco le resta,
che di veli mal chiuso i guardi cerca
che il cercarono un tempo. A tale aspetto
la casta diva de le selve amica
raggrinza i labbri, e nauseando volge
40al biondo Ganimede i guardi obliqui,
mentre girando per lo ciel dispensa
di nettare gelato almo conforto.