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256 il giorno


525preme furtivo: e l’un da tergo all’altro
il pendente cappel sotto all’ascella
ratto invola; e del colpo a sé dá plauso.
     Qual d’ogni lato i molti servi in tanto
e seggi e tavolieri e luci e carte,
530suppellettile augusta, entran portando?
e sordo stropicciar di mossi scanni,
e cigolio di tavole spiegate
odo vagar fra le sonanti risa
di giovani festivi e fra le acute
535voci di dame cicalanti a un tempo,
come intorno a selvaggio antico moro
sull’imbrunir del di garrulo stormo
di frascheggianti passere novelle?
     Sola in tanto rumor tacita siede
540la matrona del loco: e chino il fronte
e increspate le ciglia, i sommi labbri
appoggia in sul ventaglio, arduo pensiere
macchinando tra sé. Medita certo
come al candor, come al pudor si deggia
345la cara figlia preservar, che torna
doman da i chiostri ove il sermon d’Italia
pur giunse ad obliar, meglio erudita
de le galliche grazie. Oh qual dimane
ne i genitor, ne’ convitati, a mensa
550ben cicalando ecciterai stupore,
bella fra i lari tuoi vergin straniera!
     Errai. Nel suo pensier volge di cose
l’alta madre d’eroi mole piú grande:
e nel dubbio crudel col guardo invoca
555de le amiche l’aita; e a sé con mano
il fido cavalier chiede a consiglio.
Qual mai del gioco a i tavolier diversi
ordin porrá, che de le dive accolte
nulla obliata si dispetti: e nieghi
560piú qui tornare ad aver scorno ed onte?