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252 il giorno


rapisce il cocchio, ove la dama è assisa
e il marito e l’ancella e il figlio e il cane
     Quegli or esce di lá dove ne’ fòri
si ministran bevande, ozio e novelle.
385Ei v’andò mattutin, partinne al pranzo,
vi tornò fino a notte: e giá sei lustri
volgon da poi che il bel tenor di vita
giovinetto intraprese. Ah chi di lui
può sedendo trovar piú grati sonni,
390o piú lunghi sbadigli, o piú fiate
d’atro rapè solleticar le nari,
o a voce popolare orecchi e fede
prestar piú ingordo e declamar piú forte?
     Ecco che il segue del figliuol di Maia
395il piú celebre alunno, al cui consiglio
nel gran dubbio de’ casi ognaltro cede;
sia che dadi versati, o pezzi eretti,
o giacenti pedine, o brevi o grandi
carte mescan la pugna. Ei sul mattino
400le stupide emicranie o l’aspre tossi
molce giocando a le canute dame.
Ei, giá tolte le mense, i nati or ora
giochi a le belle declinanti insegna.
Ei, la notte, raccoglie a sé d’intorno
405schiera d’eroi, che nobil estro infiamma
d’apprender l’arte, onde l’altrui fortuna
vincasi e domi; c del soave amico
nobil parte de’ campi all’altro ceda.
     Vuoi su lucido carro in di solenne
410gir trionfante al corso? Ecco quell’uno
che al lavor ne presieda. E legni e pelli
e ferri e sete e carpentieri e fabbri
a lui son noti: e per l’Ausonia tutta
è noto ei pure. 11 cálabro di feudi
415e d’ordini superbo, i duchi e i prenci
che pascoli Mongibello, e fin gli stessi