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IV

LA NOTTE

     Né tu contenderai, benigna Notte,
che il mio giovane illustre io cerchi e guidi
con gli estremi precetti entro al tuo regno.
     Giá, di tenebre involta e di perigli,
5sola, squallida, mesta alto sedevi
su la timida terra. Il debil raggio
de le stelle remote e de’ pianeti
che nel silenzio camminando vanno
rompea gli orrori tuoi sol quanto è duopo
10a sentirli assai piú. Terribil ombra
giganteggiando si vedea salire
su per le case e su per l’alte torri
di teschi antiqui seminate al piede:
e upupe e gufi e mostri avversi al sole
15svolazzavan per essa, e con ferali
stridi portavan miserandi auguri:
e lievi dal terreno e smorte fiamme
sorgeano in tanto; e quelle smorte fiamme
di su, di giú vagavano per l’aere
20orribilmente tacito ed opaco;