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193 il giorno


quanto elegante esser piú puoi ti mostri.
Tengasi al fianco la sinistra mano
95sotto al breve giubbon celata; e l’altra
sul finissimo lin posi, e s’asconda
vicino al cor; sublime alzisi il petto;
sorgan gli omeri entrambi; a lei converso
scenda il duttile collo; a i lati un poco
100stringansi i labbri; vèr lo mezzo acuti
escano alquanto; e da la bocca poi,
compendiata in forma tal, sen fugga
un non inteso mormorio. Qual fia
che a tante di beltade arme possenti
105schermo si opponga? Ecco, la destra ignuda
giá la bella ti cede. Or via, la strigni,
e con soavi negligenze al labbro
qual tua cosa l’appressa; e cader lascia
sovra i tiepidi avori un doppio bacio.
110Siedi fra tanto; e d’una mano istrascica
piú a lei vicin la seggioletta. Ognaltro
tacciasi; ma tu sol, curvato alquanto,
seco susurra ignoti detti a cui
concordili vicendevoli sorrisi,
115e sfavillar di cupidette luci,
che amor dimostri, o che il somigli al meno.
     Ma rimembra, o signor, che troppo nuoce
in amoroso cor lunga e ostinata
tranquillitá. Nell’oceano ancora
120perigliosa è la calma: ahi quante volte
dall’immobile prora il buon nocchiero
invocò la tempesta! e si crudele
soccorso ancor gli fu negato; e giacque
affamato, assetato, estenuato,
125dal venenoso aere stagnante oppresso
fra le inutili ciurme al suol languendo.
Dunque a te giovi de la scorsa notte
ricordar le vicende; e con obliqui