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i - il mattino 179


scoter lor piume, onde fioccò leggera
candida polve che a posar poi venne
su le giovani chiome; e in bianco volse
il biondo e il nero e l’odiato rosso.
785L’occhio cosí nell’amorosa reggia
piú non distinse le due opposte etadi,
e solo vi restò giudice il tatto.
     Tu pertanto, o signor, tu che se’ il primo
fregio ed onor dell’acidalio regno
790i sacri usi ne serba. Ecco che sparsa
giá da provvida man, la bianca polve
in piccolo stanzin con l’aere pugna,
e de gli atomi suoi tutto riempie
egualmente divisa. Or ti fa core,
795e in seno a quella vorticosa nebbia
animoso ti avventa. Oh bravo! oh forte!
Tale il grand’avo tuo tra il fumo e il foco
orribile di Marte, furiando
gittossi allor che i palpitanti lari
800de la patria difese, e ruppe e in fuga
mise l’oste feroce. Ei nondimeno
fuligginoso il volto, e d’atro sangue
asperso e di sudore, e co’ capelli
stracciati ed irti de la mischia uscio,
805spettacol fero a i cittadini istessi
per sua man salvi; ove tu, assai piú vago
e leggiadro a vederse, in bianca spoglia
scenderai quindi a poco a bear gli occhi
de la cara tua patria, a cui dell’avo
810il forte braccio e il viso almo, celeste
del nipote dovean portar salute.
     Non vedi omai qual con solerte mano
rechin di vesti a te pubblico arredo
i damigelli tuoi? Rodano e Senna
815le tesserono a gara, e qui cucille
opulento sartor cui su lo scudo