Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/184

178 il giorno


745Raffael giudicando, o l’altro egregio
che del gran nome suo l’Adige onora;
e a le tavole ignote i noti nomi
grave comparti di color che primi
furo nell’arte. Ah, s ’ al tri è si procace
750ch’osi rider di te, costui pavente
l’augusta maestá del tuo cospetto:
si volga a la parete; e mentre cerca
por freno in van col morder de le labbra
a lo scrosciar de le importune risa
755che scoppian da’ precordi, violenta
convulsione a lui deforme il volto,
e lo affoghi aspra tosse; e lo punisca
di sua temeritá. Ma tu non pensa
ch’altri ardisca di te rider giammai;
760e mai sempre imperterrito decidi.
     Or giunta è al fin del dotto pettin l’opra,
e il maestro elegante intorno spande
da la man scossa polveroso nembo,
onde a te innanzi tempo il crine imbianchi.
     765D’orribil piato risonar s’udio
giá la corte d’Amore. I tardi vegli
grinzuti osar co’ giovani nipoti
contendere di grado in faccia al soglio
del comune lor dio. Rise la fresca
770gioventude animosa, e d’agri motti
libera punse la senil baldanza.
Gran tumulto nascea; se non che Amore
ch’ogni diseguaglianza odia in sua corte,
a spegner mosse i perigliosi sdegni:
775e a quei che militando incanutirò,
suoi servi, apprese a simular con arte
i duo bei fior che in giovanile gota
educa e nudre di sua man natura:
indi fe’ cenno, e in un balen fúr visti
780mille alati ministri alto volando