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i - il mattino 171


il nocivo fermento, e de le polvi
che roder gli porien la molle cute,
495o d’atroci emicranie a lui lo spirto
trafigger lungamente. Or ecco avvolto
tutto in candidi lini a la grand’opra
e piú grave del di s’appresta, e siede.
Nembo d’intorno a lui vola d’odori
500che a le varie manteche ama rapire
l’aura vagante lungo i vasi ugnendo
le leggerissim’ale di farfalla:
e lo speglio patente a lui dinanzi
altero sembra di raccòr nel seno
505l’imagin diva: e stassi a gli occhi suoi
severo esplorator de la tua mano,
o di bel crin volubile architetto.
     O di bel crin volubile architetto,
tu pria chiedi all’eroe qual piú gli aggrade
510spargere al crin, se i gelsomini o il biondo
fior d’arancio piuttosto, o la giunchiglia,
o l’ambra preziosa agli avi nostri.
Ma se la sposa altrui, cara all’eroe,
del talamo nuzial si lagna, e scosse
515pur or da lungo peso i casti lombi,
ah fuggi allor tutti gli odori, ah fuggi;
ché micidial potresti a un sol momento
piú vite insidiar: semplici sieno
i tuoi balsami allor: né oprarli ardisci
520pria che di lor deciso aggian le nari
del mio signore e tuo. Pon mano poi
al pettin liscio, e con l’ottuso dente
lieve solca le chiome; indi animoso
le turba, e le scompiglia; e alfin da quella
525alta confusion traggi e dispiega,
opra di tua gran mente, ordin superbo.
     Io breve a te parlai; ma il tuo lavoro
breve non fia però; né al termin giunto