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166 il giorno


Crebber l’ali ad Amor, crebbe l’ardire,
onde a brev’aere prima, indi securo
a vie maggior fidossi, e fiero alfine
315entrò nell’alto, e il grande arco crollando
e il capo, risonar fece a quel moto
il duro acciar che a tergo la faretra
gli empie, e gridò: — Solo regnar vogl’io. —
Disse, e volto a la madre: — Amore adunque,
320il piú possente infra gli dèi, il primo
di Citerèa figliuol, ricever leggi,
e dal minor german ricever leggi,
vile alunno, anzi servo? Or dunque Amore
non oserá fuor ch’una unica volta
325fiedere un’alma, come questo schifo
da me pur chiede? E non potrò giammai,
da poi ch’io strinsi un laccio, anco disciorlo
a mio talento, e, se m’aggrada, un altro
strignerne ancora? E lascerò pur ch’egli
330di suoi unguenti impece a me i miei dardi,
perché men velenosi e men crudeli
scendano a i petti? Or via, perché non togli
a me da le mie man quest’arco e queste
armi da le mie spalle, e ignudo lasci
335quasi rifiuto de gli dei Cupido?
Oh, il bel viver che fia quando tu solo
regni in mio loco! Oh il bel vederti, lasso!
studiarti a torre da le languid’alme
la stanchezza e il fastidio, e spander gelo
340di foco in vece! Or, genitrice, intendi:
vaglio, e vo’ regnar solo. A tuo piacere
tra noi parti l’impero, ond’io con teco
abbia omai pace, e in compagnia d’Imene
me non veggan mai piú le umane genti. —
345Amor qui tacque, e, minaccioso in atto,
parve all’idalia dea chieder risposta.
Ella tenta placarlo, e preghi e pianti