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164 il giorno


240in limpido bacin sotto le accoglie;
quale il sapon del redivivo muschio
olezzante all’intorno, e qual ti porge
il macinato di quell’arbor frutto
che a Rodope fu giá vaga donzella,
245e piagne in van sotto mutate spoglie
Demofoonte ancor Demofoonte;
un di soavi essenze intrisa spugna
onde tergere i denti, e l’altro appresta
onde imbiancar le guance util licore.
     250Assai signore, a te pensasti: or volgi
l’alta mente per poco ad altri obbietti
non men degni di te. Sai che compagna
con cui partir de la giornata illustre
i travagli e le glorie il ciel destina
255al giovane signore. Impallidisci?
Ahi, non parlo di nozze: antiquo e vieto
dottor sarei, se cosí folle io dessi
a te consiglio. Di tant’alte doti
giá non orni cosí lo spirto e i membri,
260perché in mezzo a la fulgida carriera
tu il tuo corso interrompa, e fuora uscendo
di cotesto a ragion detto «bel mondo»,
in tra i severi di famiglia padri
relegato ti giacci, a nodi avvinto
265di giorno in giorno piú noiosi, e fatto
ignobil fabbro de la razza umana.
     D’altra parte il marito ahi quanto spiace,
e lo stomaco move a i delicati
del vostr’orbe felice abitatori,
270qualor de’ semplicetti avoli nostri
portar osa in ridevole trionfo
la rimbambita Fé’, la Pudicizia,
severi nomi! E qual non suole a forza
entro a’ melati petti eccitar bile
275quando i computi vili del castaido,