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154 la prima forma del giorno


sbalordito il geloso: a fuggir pensa;
ma riattienlo il sospetto. Il romor cresce,
il rombazzo, il frastono, il rovinio.
Ei piú regger non puote; in piedi balza,
il S0 e con ambe le man tura gli orecchi.
Tu vincesti, o Mercurio: il cauto amante
poco disse, e la bella intese assai.
     Tal ne la ferrea etá, quando gli sposi
folle superstizion chiamava all’armi,
1185giocato fu. Ma poi che l’aureo fulse
secol di novo, e che del prisco errore
si spogliáro i mariti, al sol diletto
la dama e il cavaiier volsero il gioco
che la necessitá scoperto avea.
ityo Fu superfluo il romor: di molle panno
la tavola vestissi e de’ patenti
bossoli ’l sen: lo schiamazzio molesto
tal rintuzzossi; e durò al gioco il nome
che ancor l’antico strepito dinota.



Nella edizione del 1765 il poemetto continua per altri 182 versi (1195-1376), che furono poi dall’autore introdotti, con poche varianti, nel Vespro. I versi 1195-1219 nelò Mezzogiorno corrispondono quindi ai versi 1-25 del Vespro, e i versi 1220-1376 ai versi 350-517 dello stesso poemetto. [Nota dell’editore.]